Giap

E ancora per questo, per la prima volta nella mia vita, non pretenderò il comando generale. Questa volta, fratelli e sorelle ribelli, vi seguirò.
Sarò tra voi, non alla testa, ma una parte della moltitudine che saremo.

Oggi nel mondo c'è un esercito che ha le parole come moschetti, le idee come baionette e i sogni come artiglieria pesante. La sottoscrizione è qui, nel cuore, e qui, nella mente, e quando uno si arruola alza lo sguardo in faccia ai tiranni per non abbassarlo piú. E giacché non ho mai preso congedo dai miei ideali, di questo esercito io sento di fare parte.

A Genova, dunque!
Per la giustizia, la libertà e la democrazia!

Giuseppe Garibaldi
soldato semplice dell'Esercito dei sognatori.




All'illustrissimo Signore della Terra in Genova, oggi "cuore dell'Impero"

[Comandante Gert, compagne e compagni miei, fratelli e sorelle della società civile di questo e di altri Paesi, mi preme rendere noto a tutti e tutte voi il contenuto di un dispaccio fortunosamente intercettato in circostanze che non mi è dato riferire, nelle lagune dell'alto Adriatico, nei pressi di Mestre, Penisola italica, giorno 18 del mese di giugno, anno I del secolo XXI. Se ne deducono pericoli e preoccupazioni, ma, a mio modesto avviso, possono parimenti scaturirne suggerimenti utili sul prossimo futuro, in vista dell'appuntamento genovese del 19, 20 e 21 di luglio. Segue fedele riproduzione del testo].

Vostra Signoria avrà certamente seguito gli avvenimenti di Göteborg e verificato la scrupolosità con cui ci si è attenuti alle indicazioni. In questa circostanza, come stabilito, ci si è mossi per tempo, e l'effetto non poteva essere che quello desiderato. Le milizie, dopo la prima giornata di guazzabugli senza risultati apprezzabili, non hanno atteso che l'orda di barbari si movimentasse una seconda volta e hanno minato il precario equilibrio delle cose con una incursione notturna negli accampamenti, affiancando alla sortita oltre quattrocento sequestri che i codici delle Repubbliche del Nord permettono di definire, come è opportuno, "arresti preventivi". Il mattino seguente le truppe si sono ritirate dalla città lasciando il centro in balia degli eventi. In conseguenza di quanto avvenuto durante la notte, alcuni dei rivoltosi hanno bersagliato le vetrate di poche botteghe con sassi o consimili e vituperato una carretta militare lasciata incustodita. A tutto il resto ha pensato, come previsto saggiamente da Vostra Signoria, la carta stampata, e le altre fonti di informazione figurativa, mettendo in gran rilievo quelle schermaglie cui la gente ingenua tanto si appassiona. Cosí, il terreno era per buona parte preparato, con lo stomaco di tanti disposto a digerire addirittura il piombo.
Verso sera l'esercito è tornato a schierarsi nelle vie cittadine, pronto a passare all'azione. Pensasse, le milizie hanno potuto attaccarli mentre danzavano e ingoiavano diavolerie che intorpidiscono il corpo e annebbiano la mente, i depravati. Questi si sono difesi con le armi rozze che avevano utilizzato, impunemente, alla mattina, e un reparto delle milizie ha risposto sparando. Un giovane è in pericolo di vita ma, purtroppo, era un rischio da mettere in conto. Dio lo perdoni e voglia accogliere l'anima sua, qualora il destino volga al peggio.
A eccezione della Francia, cui sarà necessario tributare un ammonimento, nessuno ha fatto troppo rumore e subito la mente dei piú è corsa, come previsto, alla città di Genova, Vostra scomoda dimora temporanea e sede del prossimo raduno dei Vassalli al servizio della Signoria Vostra.
È superfluo che si provveda, qui di seguito, a rendicontare le dichiarazioni ufficiali che Vostra Signoria conosce a puntino. Mi permetto invece di abbozzare alcune previsioni, come piú mi si conviene, sulle prossime evoluzioni delle cose in seno alla moltitudine dei ribelli. Già avevo detto, nella precedente mia del giorno 30 di maggio, quanto vacua fosse la speranza che l'ardita "Dichiarazione di guerra" producesse una rottura tra le diverse anime della protesta. Gli scellerati che la pronunciarono non mancano d'astuzia, come Vostra Signoria stessa ha avuto modo di far notare al Suo umile servitore, e furono capaci di allentare le diffuse perplessità dei giorni successivi, con artifici e sofisticherie che finirono per rinsaldare, in un'alleanza pericolosa, settori radicali e temperati del popolo dei contestatori proprio sulla oltraggiosa intenzione di "disobbedire agli ordini". Del resto fu in conseguenza di questo che Vostra Signoria decise di mandarmi a raggiungere Góteborg per tempo e contribuire al trambusto che sappiamo.
Adesso, tuttavia, la situazione è ben piú favorevole e, per quel che posso vedere, potrebbe dimostrarsi ideale per l'offensiva che Vostra Signoria prepara da tempo e mi ha anticipato di voler portare fino in fondo.
Le notizie arrivate dal Nord, innestate su un contesto nel quale si è insistito saggiamente nel diffondere la paura, vieppiú la alimentano e potrebbero provocare le defezioni sperate, almeno presso i curiosi e gli indecisi. Dopo il piombo di Góteborg, peraltro, è lecito attendersi che il coro dei contestatori, oggi ancora unanime nel deprecare l'atteggiamento delle milizie e, si figurasse Vossignoria, nel domandare la sospensione del concilio, sia prossimo alla frattura. C'è da aspettarsi a breve che i piú temperati, sui quali talvolta si è tentato il raggiro con risultati purtroppo ancora sporadici, desistano dalle intenzioni piú ferme retrocedendo all'innocua prospettiva iniziale; e che i piú facinorosi si affoghino con le proprie mani, nel disperato tentativo di lavare il sangue con il sangue. Il che faciliterebbe di molto quell'operazione che il vecchio brocardo latino non smette di suggerire: divide et impera. La forbice si allarga e il presuntuoso tentativo di tenere insieme greggi che pascolano campi diversi si risolve nel nulla. Quel che ancora non mi è dato capire è dove vada a parare l'insolenza di coloro che si vestono come imbiancatori dicendosi fantasmi.
Costoro, se i calcoli sono esatti, opteranno per l'una o l'altra delle soluzioni in campo e, in ogni caso, saranno piú deboli e vulnerabili di quanto non lo siano stati fino a oggi. In questa direzione sarà orientato il modesto contributo dell'umile servitore Vostro che si accinge a riprendere i suoi compiti con il prezioso beneficio di godere della fiducia dei nemici suoi e della Signoria vostra. Quale che sia, tra le due, la soluzione che sceglieranno, sono destinati a cadere essi stessi sulla superficie scivolosa che stavano preparando per i Vassalli dell'Impero.
Aggiornerò puntualmente sulle loro mosse, che sono e rimangono comunque, almeno fino a ora, le più sconnesse e imprevedibili.
Prima di commiatarmi, richiederei, se mi fosse permesso, ulteriori dettagli su un progetto che Vostra Signoria accennò solamente, intorno alla metà del mese di maggio, aggiungendo che non vi era nulla di certo e di definito. Si trattava di un certo fatto di sangue che avrebbe dovuto coinvolgere e colpire un soldato della milizia di Genova, durante i giorni di luglio, a opera di un uomo addestrato e mascherato, mischiato ai dimostranti e che poi si sarebbe dileguato nel nulla, da dove era venuto. "Un sacrificio necessario a ristabilire l'ordine delle cose per un certo tempo, dopo che per un certo tempo quest'ordine è stato minacciato".
Augurandomi di svolgere prontamente prossime istruzioni, bacio le mani.
Venezia, 17 di giugno dell'anno 2001.

Il fedele osservatore di Vostra Signoria,
Q.

Tratto dal forum http://www.tutebianche.org
inoltrato da "Fritz '75", giugno 2001.


Lettera di Vitaliano Ravagli agli iscritti a "Giap" e al movimento globale
(5 luglio 2001)

Agli amici di "Giap", a Wu Ming, alle valorose Tute bianche.

Quando ho detto a Filippo e Lavinia, i miei figli, che volevo essere presente alle contestazioni contro il G8 a Genova, li ho visti un po' perplessi: forse si preoccupavano della mia età, per le probabili bastonate che avrei potuto prendere. Hanno girato un po' intorno al problema, poi è arrivata la domanda fatidica: - Babbo, perché vuoi andare a Genova a prendere legnate dalla polizia? Non ti sembra di aver già fatto abbastanza per gli altri? Ormai compi sessantasette anni e li vuoi compiere pure a Genova (il 23 luglio è il mio compleanno)?
Questo mi hanno detto i miei due ragazzi l'altro ieri. Ho risposto loro che di perché ce ne sono tanti, troppi nella mia memoria. Poi ho iniziato a enumerarne alcuni.
Vado a prenderle perché il virus della contestazione ai soprusi e alla violenza ce l'ho nel sangue. Noi della nostra generazione dicevamo cosí, ma voi che avete studiato e siete piú colti, forse parlereste di Dna, ma è la stessa cosa.
Vado perché, da che sono in questo mondo di merda, ho dovuto subire la mala pianta del fascismo, con la sua fregola di dichiarare guerra a tutti; tanto poi a combatterla ci andavano i poveri. L'avventura insensata della guerra si portò dietro la fame, le malattie mortali, le distruzioni del nostro patrimonio storico e di tante case della povera gente.
Le poche migliaia di morti preventivati affinché "l'artefice" di tutto ciò potesse poi sedersi al tavolo della pace come "belligerante" furono invece trecentomila. E tanti altri se ne andarono per gli stenti sopportati. Ebbene, io ho vissuto anche quella tragedia sulla mia pelle e non l'ho ancora dimenticata. E ho ancora vivo il ricordo della Resistenza e di quanti combatterono e immolarono la loro vita, affinché chiunque potesse esprimere i suoi dubbi e protestare sulla cattiva conduzione della cosa pubblica; senza la paura di essere perseguito o bastonato per esercitare un diritto. Diritto che conquistammo con tanti sacrifici e chiamammo "Costituzione". E ho vivissimo il ricordo del dopoguerra, la Celere (in gran parte reclutata tra le file della Repubblica sociale) che ci bastonava quasi ogni giorno nella mia città, l'Imola rossa, la gloriosa Imola, medaglia d'oro della Resistenza, perché dal suo ventre crebbe la Trentaseiesima brigata Garibaldi, tanto temuta da chi comandava le divisioni tedesche in Italia. Allora vado a Genova, perché protestare civilmente è un diritto inalienabile. E noi protesteremo nelle strade, nelle piazze, e in ogni angolo che riterremo idoneo al nostro scopo (perché cosí ci garba). Il nostro modo di manifestare non è quello della violenza, ma quello di proteggerci dalla violenza altrui, subdola e umiliante per chi è costretto a subirla; e che ti lascia la bocca amara, come quando uno ti offende e ti deride ingiustamente davanti alle persone che stimi, davanti ai tuoi figli,
La Costituzione siamo noi! Con le nostre pensioni da fame, con i nostri stipendi mortificanti. Eppure ogni mattina ci alziamo incazzati e facciamo comunque il nostro dovere di cittadini, di padri, anche se ci costa un'immane fatica! Siamo noi la Costituzione, non i signori del potere, di ogni tempo, con i loro fondi "neri" e le loro dimore sfarzose, i loro parchi e le società di capitali, attorniati da ruffiani di cordata, che sono sempre pronti a osannarli, in attesa di ricevere l'agognata poltrona. Allora io andrò a Genova assieme alle decine di migliaia di giovani disoccupati, dei centri sociali e di altre organizzazioni democratiche, anche se certa stampa e troppe emittenti televisive ci hanno dipinti come feccia incivile e violenta, da reprimere con mano ferma. Chi verrà a reprimerci? Emilio Fede, forse, col suo lauto stipendio? No, non credo! Se ciò accadrà manderanno altri poveracci come noi a maltrattarci, e questo, ancora una volta, mi riempirà di tristezza. Ma stavolta sarà meno dolorosa rispetto al mio passato, perché non dovrò combattere: mi limiterò a difendermi come potrò e, infine, a compatirli!
Andrò a protestare civilmente (senza armi d'offesa) anche per loro, sperando che avvertano il sentimento di fratellanza nei nostri sguardi, che ci deve unire, non dividere come nel passato, poiché, sebbene lo ignorino, noi stiamo lottando anche per il loro futuro e per quello dei loro figli.
Se la mano del nuovo potere risultasse violenta come quella di un tempo (che ho conosciuto bene), allora per il vecchio combattente "Gap" sarà un bel giorno per incitare quanti vorranno seguirmi. Poiché sarò fra i primi ad avanzare a mani nude verso i nuovi "tutori dell'ordine", urlando con tutta la voce che avrò in corpo: - Avanti, hanno piú paura di noi! Hanno la forza, non la ragione! Avanti Tute bianche, dio boia, avanti!


...continua


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