La vita nuda

- Che doveva fare da testimonio alle nozze, - aggiunse la madre, sospirando.
- E avendoci il commendatore fatto il nome di lei, - seguitò l'altra, - siamo venute per...
- No, no, scusi, signorina, - s'affrettò a dire il Pogliani. - Poiché ha trovato qua il mio amico...
- Oh fa' il piacere! Non mi seccare! - proruppe il Colli, scrollandosi furiosamente e avviandosi per uscire.
Il Pogliani lo trattenne per un braccio, a viva forza.
- scusa, guarda... se la signorina... non hai inteso? s'è rivolta a me perché ti sapeva fuori di Roma...
- Ma se ha cambiato tutto! - esclamò il Colli, divincolandosi. - Lasciami! Che c'entro più io? È venuta qua da te! Scusi, signorina; scusi, signora, io le riverisco...
- Oh sai! - disse il Pogliani, risoluto, senza lasciarlo. - Io non lo faccio; non lo farai neanche tu, e non lo farà nessuno dei due...
- Ma, scusino... insieme? - propose allora la madre. - Non potrebbero insieme?
- Sono dolente d'aver cagionato... - si provò ad aggiungere la signorina.
- Ma no! - dissero a un tempo il Colli e il Pogliani.
Seguitò il Colli:
- Io non c'entro più per nulla, signorina! E poi, guardi, non ho più studio, non so più concluder nulla, altro che di dire male parole a tutti quanti... Lei deve assolutamente costringere quest'imbecille qua...
- È inutile, sai? - disse il Pogliani. - O insieme, come propone la signora, o io non accetto.
- Permette, signorina? - fece allora il Colli, stendendo una mano verso il rotolo di carta ch'ella teneva accanto sul canapè. - Mi muojo dal desiderio di veder il suo disegno. Quando l'avrò veduto...
- Oh, non s'immagini nulla di straordinario, per carità! - premise la signorina Consalvi, svolgendo con le mani tremolanti il rotolo. - So tenere appena la matita... Ho buttato giù quattro segnacci, tanto per render l'idea... ecco...
- Vestita?! - esclamò subito il Colli, come se avesse ricevuto un urtone guardando il disegno.
- Come... vestita? - domandò, timida e ansiosa la signorina.
- Ma no, scusi! - riprese con calore il Colli. - Lei ha fatto la Vita in camicia... cioè, con la tunica, diciamo! Ma no, nuda, nuda, nuda! la Vita dev'esser nuda, signorina mia, che c'entra!
- Scusi, - disse con gli occhi bassi, la signorina Consalvi. - La prego di guardar più attentamente.
- Ma sì, vedo, - replicò con maggior vivacità il Colli. - Lei ha voluto raffigurarsi qua, ha voluto fare il suo ritratto; ma lasciamo andare che Lei è molto più bella; qua siamo nel campo... nel camposanto dell'arte, scusi! e questa vuol essere la Vita che si sposa alla Morte. Ora, se lo scheletro è panneggiato, la Vita dev'esser nuda, c'è poco da dire; tutta nuda e bellissima, signorina, per compensare col contrasto la presenza macabra dello scheletro involto! Nuda, Pogliani, non ti pare? Nuda, è vero, signora? Tutta nuda, signorina mia! Nudissima, dal capo alle piante! Creda pure che altrimenti, così, verrebbe una scena da ospedale: quello col lenzuolo, questa con l'accappatojo... Dobbiamo fare scultura, e non c'è ragioni che tengano!
- No, no, scusi, - disse la signorina Consalvi alzandosi con la madre. - Lei avrà forse ragione, dal lato dell'arte; non nego, ma io voglio dire qualche cosa, che soltanto così potrei esprimere. Facendo come vorrebbe Lei, dovrei rinunciarvi.
- Ma perché, scusi? perché Lei vede qua la sua persona e non il simbolo, ecco! Dire che sia bello, scusi, non si potrebbe dire...
E la signorina:
- Niente bello, lo so; ma appunto come dice lei, non il simbolo ho voluto rappresentare, ma la mia persona, il mio caso, la mia intenzione, e non potrei che così. Penso poi anche al luogo dove il monumento dovrà sorgere... Insomma, non potei transigere.
Il Colli aprì le braccia e s'insaccò nelle spalle.
- Opinioni!
- O piuttosto, - corresse la signorina con un dolce, mestissimo sorriso, - un sentimento da rispettare!
Stabilirono che i due amici si sarebbero intesi per tutto il resto col commendator Seralli, e poco dopo la signora Consalvi e la figliuola in gramaglie tolsero commiato.
Ciro Colli - due passetti - trallarallèro trallarallà - girò sopra un calcagno e si fregò le mani.

Circa una settimana dopo, Costantino Pogliani si recò in casa Consalvi per invitar la signorina a qualche seduta per l'abbozzo della testa.
Dal commendator Seralli, amico molto intimo della signora Consalvi, aveva saputo che il Sorini, sopravvissuto tre giorni allo sciagurato incidente, aveva lasciato alla fidanzata tutta intera la cospicua fortuna ereditata dal padre, e che però quel monumento doveva esser fatto senza badare a spese.
Epuisé s'era dichiarato il commendator Seralli delle cure, dei pensieri, delle noje che gli eran diluviati da quella sciagura; noje, cure, pensieri, aggravati dal caratterino un po'... emporté, voilà, della signorina Consalvi la quale, sì, poverina, meritava veramente compatimento; ma pareva, buon Dio, si compiacesse troppo nel rendersi più grave la pena. Oh, uno choc orribile, chi diceva di no? un vero fulmine a ciel sereno! E tanto buono lui, il Sorini, poveretto! Anche un bel giovine, sì. E innamoratissimo! La avrebbe resa felice senza dubbio, quella figliuola. E forse per questo era morto.
Pareva anche fosse morto e fosse stato tanto buono per accrescer le noje del commendator Seralli.
Ma figurarsi che la signorina non aveva voluto disfarsi della casa, che egli, il fidanzato, aveva già messa su di tutto punto: un vero nido, un joli rêve de luxe et de bien-être. Ella vi aveva portato tutto il suo bel corredo da sposa, e stava lì gran parte del giorno, a piangere, no; a straziarsi fantasticando intorno alla sua vita di sposina così miseramente stroncata... arrachée...
Difatti il Pogliani non trovò in casa la signorina Consalvi. La cameriera gli diede l'indirizzo della casa nuova, in via di Porta Pinciana. E Costantino Pogliani, andando, si mise a pensare all'angosciosa, amarissima voluttà che doveva provare quella povera sposina, già vedova prima che maritata, pascendosi nel sogno - lì quasi attuato - d'una vita che il destino non aveva voluto farle vivere.
Tutti quei mobili nuovi, scelti chi sa con quanta cura amorosa da entrambi gli sposini, e festivamente disposti in quella casa che tra pochi giorni doveva essere abitata, quanto promesse chiudevano?
Riponi in uno stipetto un desiderio: aprilo: vi troverai un disinganno. Ma lì, no: tutti quegli oggetti avrebbero custodito, con le dolci lusinghe, i desiderii e le promesse e le speranze. E come dovevano esser crudeli gl'inviti che venivano alla sposina da quelle cose intatte attorno!
- In un giorno come questo! - sospirò Costantino Pogliani.
Si sentiva già nella limpida freschezza dell'aria l'alito della primavera imminente; e il primo tepore del sole inebriava.
Nella casa nuova, con le finestre aperte a quel sole, povera signorina Consalvi, chi sa che sogni e che strazio!
La trovò che disegnava, innanzi a un cavalletto, il ritratto del fidanzato. Con molta timidezza lo ritraeva ingrandito da una fotografia di piccolo formato, mentre la madre, per ingannare il tempo, leggeva un romanzo francese della biblioteca del commendator Seralli.
Veramente la signorina Consalvi avrebbe voluto star sola lì, in quel suo nido mancato. La presenza della madre la frastornava. Ma questa, temendo fra sé che la fanciulla, nell'esaltazione, si lasciasse andare a qualche atto di romantica disperazione, voleva seguirla e star lì, gonfiando in silenzio e sforzandosi di frenar gli sbuffi per quell'ostinato capriccio intollerabile.
Rimasta vedova giovanissima, senza assegnamenti, con quell'unica figliuola, la signora Consalvi non aveva potuto chiuder le porte alla vita e porvi il dolore per sentinella come ora pareva volesse fare la figliuola.
Non diceva già che Giulietta non dovesse piangere per quella sua sorte crudele; ma credeva, come il suo intimo amico commendator Seralli, credeva che... ecco, sì, ella esagerasse un po' troppo e che, avvalendosi della ricchezza che il povero morto le aveva lasciata, volesse concedersi il lusso di quel cordoglio smodato. Conoscendo pur troppo le crude e odiose difficoltà dell'esistenza, le forche sotto alle quali ella, ancora addolorata per la morte del marito, era dovuta passare per campar la vita, le pareva molto facile quel cordoglio della figliuola; e le sue gravi esperienze glielo facevano stimare quasi una leggerezza scusabile, sì, certamente, ma a patto che non durasse troppo... - voilà, come diceva sempre il commendator Seralli.
Da savia donna, provata e sperimentata nel mondo, aveva già, più d'una volta, cercato di richiamare alla giusta misura la figliuola - invano! Troppo fantastica, la sua Giulietta aveva, forse più che il sentimento del proprio dolore, l'idea di esso. E questo era un gran guajo! Perché il sentimento, col tempo, si sarebbe per forza e senza dubbio affievolito, mentre l'idea no, l'idea s'era fissata e le faceva commettere certe stranezze come quella del monumento funerario con la Vita che si marita alla Morte (bel matrimonio!) e quest'altra qua della casa nuziale da serbare intatta per custodirvi il sogno quasi attuato d'una vita non potuta vivere.
Fu molto grata la signora Consalvi al Pogliani di quella visita.
Le finestre erano aperte veramente al sole, e la magnifica pineta di Villa Borghese, sopra l'abbagliamento della luce che pareva stagnasse su i vasti prati verdi, sorgeva alta e respirava felice nel tenero limpidissimo azzurro del cielo primaverile.
Subito la signorina Consalvi accennò di nascondere il disegno, alzandosi; ma il Pogliani la trattenne con dolce violenza.
- Perché? Non vuol lasciarmi vedere?

...continua


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