Guerra agli umani

Wu Ming 2

Guerra agli umani

Si consente la riproduzione parziale o totale dell'opera
e la sua diffusione per via telematica, purché non a scopi commerciali
e a condizione che questa dicitura sia riprodotta.

(c) 2003 by Wu Ming
Published by arrangement with
Agenzia letteraria Roberto Santachiara

(c) 2004 Giulio Einaudi Editore s.p.a. Torino

www.wumingfoundation.com
www.einaudi.it


A Sofia,
per le sue meraviglie
e a Chiara,
per l'ennesimo dono.


1. Gladiatori

L'auto arrampica nervosa le prime curve. Fari abbaglianti scavano il buio. Asfalto sale tra i castagni, sei chilometri oltre il paese. La strada di servizio per il ripetitore di Colle Torto.
All'ottavo tornante, una carrareccia si stacca sulla destra. Il motore scala. Le ruote sterzano. Un ventaglio di luce corre tra i cespugli.
Caprioli intenti a brucare sciamano verso il bosco.
La sterrata attraversa il pascolo e raggiunge i ruderi di un casone.
Rovine recenti, finestre ancora intatte. Auto in circolo sull'aia in disuso. Paia di fari convergono al centro.
Una portiera si apre, un piede calca la polvere. Il dottor Taverna è nuovo, alle Banditacce. Rinaldi lo precede e fa le presentazioni. Pubblico vario: allevatori, commercianti, albergatori, balordi. Una quarantina in tutto. Mani stringono mani, sorrisi allo specchio, nomi cancellano altri nomi, sguardi. L'ultima mano ritira le banconote. Lo spettacolo costa trenta euro. Altre dita sfogliano pezzi piú grossi.
- Trecento su Conan, alla prima.
- Facciamo quattro. Sei riprese.
- Quattrocento sacchi? Ci sto.
Le piccole scommesse sono libere. Sopra il mezzo milione, devi passare dal capo. Pagamento assicurato e zero problemi. Stasera, tutte puntate per Conan. Il tempo che ci mette per far fuori l'altro. Tre riprese oppure cinque, due minuti piuttosto che quattro.
L'altro si sta preparando, sotto il tetto sfondato della vecchia stalla. L'altro non ha nome. Al massimo lo sfidante, e basta. Allaccia i parastinchi dietro il polpaccio. Protezioni da hockey foderate di gommapiuma. Idem per le spalle. Sull'avambraccio sinistro, un pezzo di grondaia in rame, tagliato per il lungo e imbottito. Le scarpe sono un modello da cantiere, con punta salvadita rinforzata in acciaio. Guanti da lavoro, tirapugni a destra, scudo in plexiglas a sinistra. Scioglie i muscoli come un pugile suonato. Aspetta.
Arrivano altre auto, il cerchio si allarga. Si fa a turno coi fari per illuminare lo spiazzo. Secondo appuntamento della stagione, pubblico triplicato. La notizia gira. La gente è curiosa. Il business promette.
Ultime puntate. Il dottor Taverna non si butta, vuole solo guardare. Rinaldi ha messo cento sacchi su Conan, alla quarta. Vino rosso e grappa allentano la tensione. Chi vuole coca, sa da chi andare. Chi vuole donne, pure. Roba buona, buoni prezzi. I veterani si accordano per i prossimi incontri. Dove, quando, chi. Il capannone sarà pronto a fine mese. Un tizio alto, fisico da orso, capelli invecchiati con trent'anni d'anticipo, si stacca dal gruppo e compare nella stalla.
- Vieni qua.
L'altro si avvicina. Orso fruga una tasca, gli porge qualcosa
- Alla sesta, okay?
L'altro allunga la mano e butta giú le pasticche. Annuisce, incapace di parlare.

Jakup Mahmeti appoggia la scala ai rami del castagno, quattro metri sopra il centro dell'arena.
Anche alla luce dei fari, le lunghe foglie seghettate rimangono grigie. Polvere. Polvere ovunque. Gli scavi per la ferrovia non risparmiano niente. Mahmeti impicca sul ramo un randello di tre spanne e un coltello da caccia. Il nodo è fatto per cedere al primo strattone. Un bonus da videogiochi per il povero sfidante.
Ghegno e il Marcio si perderanno l'incontro. Turno di guardia sulla strada, uno all'incrocio con l'asfalto, l'altro sul lato della faggeta, la via di fuga, sette chilometri sconnessi per sbucare sulla provinciale. Casomai passasse la volante che non deve passare. Sigaretta fumata all'unisono, passatempi diversi. Il Marcio divora una rivista per cazzi solitari. Servizi a pagamento, pornocasalinghe, attrezzi sessuali. Ghegno si distrae con le funzioni del cellulare.
Orso lega una fune al tronco del castagno. Sul capo opposto c'è un moschettone. Il moschettone arpionerà un collare. Il collare serve a trattenere Conan a fine ripresa. Oppure quando l'altro si arrende. Altrimenti Conan non smette.
Conan è un fila brasilero di linea dura. Una specie di molosso da presa, razza selezionata dai fazenderos brasiliani per dare la caccia agli schiavi in fuga.
L'altro è un nigeriano di ventisette anni. Mai combattuto prima. In gergo: un pivello. Jakup Mahmeti lo manda a chiamare. Si comincia.
Molti spettatori si rifugiano in auto. Altri sul cofano. Conan è un cane addestrato, attacca solo l'avversario, ma meglio non rischiare. Conan è eccitato. Sessantacinque chili di muscoli e irruenza. Allenamento duro, fatto di corse, botte, digiuni e gatti feriti da sbranare. Conan è strafatto di aminoacidi e anfetamine. Gli danno da bere. Orso gli strizza una spugna sulla testa. Se non fosse addestrato, ci vorrebbero tre uomini per attaccarlo alla corda. Orso lo afferra per il collare e gli si inginocchia di fianco.

...continua


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