Gli innamorati

FUL. Ma carda Eugenia, possibile che ancora non siate certa dell'amor mio? In un anno incirca che ho la consolazione della vostra cara amicizia, v'ho dato io scarse prove d'amore? Ancora mi volete fare il torto di dubitarne? So che vi sta sul core quella povera mia cognata. Ma sapete il debito che mi corre. Mio fratello, che l'ama teneramente, me l'ha con calore raccomandata. Sono un galantuomo, sono un uomo d'onore. Non posso abbandonarla, non posso trattarla con inciviltà; se siete una donna ragionevole, appagatevi dell'onesto, compatite le mie circostanze, e per l'amor del cielo, Eugenia mia, non mi tormentate.
EUG. Via, avete ragione. Non vi tormenterò più. Compatitemi; conosco che ho fatto male...
FUL. Basta così, che mi si spezza il core per la tenerezza.
EUG. Mi vorrete sempre bene?
FUL. Credetemi, che domandandomi questa cosa, voi mi offendete.
EUG. Ve la domando, perchè vorrei sentirmelo replicare ogn'ora, ogni momento.
FUL. Sì, cara, ve ne vorrò in eterno; e se il cielo vuole, non passerà gran tempo che sarete mia.
EUG. E che cosa aspettate?
FUL. Il ritorno di mio fratello.
EUG. Non potete maritarvi senza di lui?
FUL. La convenienza vuol ch'io l'aspetti.
EUG. Io lo so, perchè differite.
FUL. E perchè?
EUG. Perchè avete paura di disgustare vostra cognata?
FUL. Maladetta sia mia cognata; maladetto sia quando parlo.


EUG. Eccolo qui, non si può parlare.
FUL. Ma se sempre mi provocate.
EUG. Mi voglio mettere a non dir più una parola.
FUL. Non potete parlare senza dire delle sciocchezze?
EUG. Le sciocchezze le dite voi, signor insolente.
FUL. Or ora vi faccio vedere un qualche spettacolo.
EUG. Ehi, chi è di là?
FUL. Non chiamate. (arrabbiato)
EUG. Pazzo.
FUL. Anderò via
EUG. Andate.
FUL. Non ci tornerò più.
EUG. Non m'importa.
FUL. Diavolo, portami. Portami, diavolo. (parte correndo)
EUG. Che vita è questa? Che amor maladetto! non posso resistere, non posso più. (parte)


ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

FLAMMINIA e RIDOLFO

FLA. Scusate, signor Ridolfo, la libertà che mi sono presa. Perdonatemi, se vi ho incomodato.
RID. Anzi è onor mio il potervi obbedire.
FLA. Quant'è che non avete veduto il signor Fulgenzio?
RID. L'ho veduto qui, non sono ancora due ore. Mi figuro che si saranno pacificati colla signora Eugenia.
FLA. Oh caro signor Ridolfo, sono cose da non credere, e da non dire. Si erano pacificati, e tutto ad un tratto sono andati giù di bel nuovo, e il signor Fulgenzio è partito gridando, chiamando il diavolo, che pareva un'anima disperata.
RID. Possibile che abbiano sempre a far questa vita? Si amano o non si amano?
FLA. Sono innamoratissimi, ma sono tutti e due puntigliosi. Mia sorella è sofistica. Fulgenzio è caldo, intollerante, subitaneo. Insomma si potrebbe fare sopra di loro la più bella commedia di questo mondo.
RID. E che cosa posso far io per servire la signora Flamminia?
FLA. Vi dirò, signore. Io sono naturalmente di buon core, portata a far del bene a tutti, se posso. Specialmente per mia sorella che l'amo come mio sangue, e che fuori di certe picciole debolezze prodotte da questo suo amore, è la più buona ragazza di questo mondo. Mi dispiace vederla afflitta. Dopo che è partito il signor Fulgenzio con quella manieraccia, come vi ho detto, è andata nella sua camera, si è messa a piangere dirottamente, e non vi è stato caso di poterla quietare. Supplico pertanto il signor Ridolfo volersi prender l'incomodo di ricercar Fulgenzio, e con bel modo persuaderlo di tornar qui, per consolare questa povera figlia; e gli dica pure che piange, che si dispera, e lo persuada ad essere un poco più umano, un poco più tollerante, e sopra tutto vi supplico, per amor del cielo, insinuargli di ommettere ogni riguardo, di superare ogni difficoltà, e di concludere queste nozze; e vi prego dirgli altresì, che mia sorella ha promesso a me che sarà più cauta per l'avvenire, che non gli darà più disgusti, che non parlerà più di quella tal persona che egli sa: anzi fatemi il piacer di dirgli...
RID. Adagio, signora mia, che di tante cose non me ne ricorderò più nessuna.
FLA. Torniamo da capo.
RID. Non basterebbe ch'io gli dicessi che venga qui?
FLA. Si; ma vorrei che fosse da voi prevenuto.

...continua


Consult the complete list of available texts.

This site uses the texts available on the web sites LiberLiber and Project Gutenberg where you can download them for free.

Share Share on Facebook Share on Twitter Bookmark on Reddit Share via mail
Privacy Policy Creative Commons Attribution-Share Alike Trovami