Il servitore di due padroni

BEATRICE Come! Questo è un viglietto che viene a me. Indegno! Sempre si aprono le mie lettere?
TRUFFALDINO Mi no so niente, signor...
BEATRICE Osservate, signor Pantalone, un viglietto della signora Clarice, in cui mi avvisa delle pazze gelosie di Silvio; e questo briccone me l'apre.
PANTALONE E ti, ti ghe tien terzo? (a Smeraldina).
SMERALDINA Io non so niente, signore.
BEATRICE Chi l'ha aperto questo viglietto?
TRUFFALDINO Mi no.
SMERALDINA Nemmen io.
PANTALONE Mo chi l'ha portà?
SMERALDINA Truffaldino lo portava al suo padrone.
TRUFFALDINO E Smeraldina l'ha portà a Truffaldin.
SMERALDINA (Chiacchierone, non ti voglio più bene).
PANTALONE Ti, pettegola desgraziada, ti ha fatto sta bell'azion? Non so chi me tegna che no te daga una man in tel muso.
SMERALDINA Le mani nel viso non me le ha date nessuno; e mi maraviglio di voi.
PANTALONE Cusì ti me rispondi? (le va da vicino).
SMERALDINA Eh, non mi pigliate. Avete degli impedimenti che non potete correre (parte correndo).
PANTALONE Desgraziada, te farò veder se posso correr; te chiaperò (parte correndo dietro a Smeraldina).

SCENA DICIANNOVESIMA

Beatrice, Truffaldino, poi Florindo alla finestra della locanda.

TRUFFALDINO (Se savess come far a cavarme).
BEATRICE (Povera Clarice, ella è disperata per la gelosia di Silvio; converrà ch'io mi scopra, e che la consoli) (osservando il viglietto).
TRUFFALDINO (Par che nol me veda. Voi provar de andar via) (pian piano se ne vorrebbe andare).
BEATRICE Dove vai?
TRUFFALDINO Son qua (si ferma).
BEATRICE Perché hai aperta questa lettera?
TRUFFALDINO L'è stada Smeraldina. Signor, mi no so gnente.
BEATRICE Che Smeraldina? Tu sei stato, briccone. Una, e una due. Due lettere mi hai aperte in un giorno. Vieni qui.
TRUFFALDINO Per carità, signor (accostandosi con paura).
BEATRICE Vien qui, dico.
TRUFFALDINO Per misericordia (s'accosta tremando). Beatrice leva dal fianco di Truffaldino il bastone, e lo bastona ben bene, essendo voltata colla schiena alla locanda.
FLORINDO (alla finestra della locanda) Come! Si bastona il mio servitore? (parte dalla finestra).
TRUFFALDINO No più, per carità.
BEATRICE Tieni, briccone. Imparerai a aprir le lettere (getta il bastone per terra e parte).

SCENA VENTESIMA

Truffaldino, poi Florindo dalla locanda.

TRUFFALDINO (dopo partita Beatrice) Sangue de mi! Corpo de mi! Cusì se tratta coi omeni della me sorte? Bastonar un par mio? I servitori, co no i serve, i se manda via, no i se bastona.
FLORINDO Che cosa dici? (uscito dalla locanda non veduto da Truffaldino).
TRUFFALDINO (Oh!) (avvedendosi di Florindo). No se bastona i servitori dei altri in sta maniera. Quest'l'è un affronto, che ha ricevudo el me padron (verso la parte per dove è andata Beatrice).
FLORINDO Sì, è un affronto che ricevo io. Chi è colui che ti ha bastonato?
TRUFFALDINO Mi no lo so, signor: nol conosso.
FLORINDO Perché ti ha battuto?
TRUFFALDINO Perché... perché gh'ho spudà su una scarpa.
FLORINDO E ti lasci bastonare così? E non ti muovi, e non ti difendi nemmeno? Ed esponi il tuo padrone ad un affronto, ad un precipizio? Asino, poltronaccio che sei (prende il bastone di terra). Se hai piacere a essere bastonato, ti darò gusto, ti bastonerò ancora io (lo bastona, e poi entra nella locanda).
TRUFFALDINO Adesso posso dir che son servitor de do padroni. Ho tirà el salario da tutti do (entra nella locanda).


...continua


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