La vedova scaltra

Mar. Me ne rallegro infinitamente; ma, s'è lecito, chi è lo sposo?
Ele. Il signor Pantalone.
Mar. E questa la chiamate una buona nuova? E ne siete allegra e contenta?
Ele. Perché no? Non è egli forse un buon partito?
Mar. Sì, per una vecchia di cinquant'anni, ma non per voi, che siete una giovanetta.
Ele. Anch'io pensava prima così; ma poi, in riguardo della sua ricchezza, l'esser vecchio mi pare che poco importi.
Mar. Importa moltissimo, importa tutto. Domandatelo a vostra sorella, che cosa voglia dire una giovane maritata ad un vecchio. Se fosse lecito il dirvi tutto, ve ne farei passare la voglia. Io non son vecchia, e dei mariti ne ho avuti tre, ma se dovessi rimaritarmi, io vorrei un giovinotto di primo pelo.
Ele. Certamente, se lo trovassi, anch'io non direi di no.
Mar. Per voi che siete una giovane di buon garbo, disinvolta e di spirito, vi vorrebbe per l'appunto un Francese.
Ele. Trovarlo un Francese, che mi volesse!
Mar. Eh, quando non volete altro, ve lo troverò io.
Ele. Ma oltre l'esser giovine, lo vorrei bello e ricco.
Mar. Di questi non ne mancano in Francia.
Ele. Dovrò io andare in Francia a maritarmi?
Mar. No, mia signora, in Venezia ne capitan tutto dì. Ce ne sarebbe uno a proposito, il quale mostra essere inclinato per vostra sorella, ed essa pare che poco gli corrisponda. Potrebbe darsi che si dichiarasse per voi.
Ele. Se ama mia sorella, non si curerà di me.
Mar. Eh, facilmente poi questi Parigini si cambiano. Con due sospiri lo fate cader in terra.
Ele. Tu me lo dipingi per incostante.
Mar. Che importa a voi? Quando siete maritata, vi basta.
Ele. E l'amor del marito?
Mar. Oh, ne sapete poco. Parliamo d'altro. Lo volete vedere questo Francese?
Ele. Lo vedrò volentieri.
Mar. Lasciate condurre l'affare a me. Già vostra sorella è perduta per ilo geloso, e non fa stima di verun altro: peggio per lei. Sarà la vostra fortuna. Un Francese! Oh che matrimonio felice!
Ele. Ma la parola che ho dato a mio padre di sposar il signor Pantalone?
Mar. Ditegli che avete cambiata opinione.
Ele. Mi chiamerà volubile.
Mar. Scusatevi con dir: son donna.
Ele. Mi sgriderà.
Mar. Lasciatelo dire.
Ele. Minaccerà.
Mar. Non vi spaventate.
Ele. Vorrà obbligarmi per forza.
Mar. La festa non si può fare senza di voi, battete sodo.
Ele. Ho paura di non resistere.
Mar. Lo dirò a vostra sorella; tutte due vi assisteremo.
Ele. Cara Marionette, mi raccomando.


SCENA X.

Rosaura e dette.

Mar. Venite, signora Rosaura, venite in soccorso delle vostra cara sorella. Suo padre la vorrebbe dare in sposa al signor Pantalone, vostro cognato; ella apprende ciò per una disgrazia, ma non ha il coraggio di opporsi ai comandi del genitore.
Ele. Cara Rosaura, mi raccomando a voi.
Ros. Non dubitate; vi amo di cuore, né voglio abbandonarvi ad una sicura disperazione. Il signor Pantalone me ne ha parlato; e quantunque mio padre gli abbia dato buone speranze, io ho posta in campo la libertà che vi si conviene nella elezion dello stato, della quale io mi sono dichiarata garante a fronte di tutto il mondo.
Ele. Quanto vi devo! Giuro che il vostro amore per me non è inferiore a quello di mia madre.
Ros. Ritiratevi nella vostra stanza.
Ele. Se mio padre viene a sollecitarmi, che cosa mi consigliate ch'io gli risponda?
Ros. Ditegli che in questo non potete risolvere senza di me.
Ele. Mi dirà che è padre.
Ros. Rispondetegli che io son quella che vi darà la dote.

...continua


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