La novella del buon vecchio e della bella fanciulla

Sulla piattaforma, intorno alla bella operaia, c'era tanta gente che la manovra del freno era appena possibile. Vi si trovava anche il nostro vecchio. Egli doveva arcuarsi a qualche piú violento sobbalzo della vettura per non venir gettato addosso alla conduttrice. Era vestito con grande accuratezza, ma anche con la serietà conforme alla sua età. Veramente una figurina signorile e gradevole. Ben pasciuto in mezzo a tanta gente pallida e anemica, non rappresentava per questa ancora un'offesa perché non era né troppo grasso né troppo fiorente. Dal colore dei suoi capelli e dei suoi baffetti corti gli si sarebbero dati 60 anni di età o giú di lí. Non trapelava in lui alcuno sforzo di apparire piú giovane. Gli anni possono impedire l'amore ed egli da molti anni non aveva pensato a quello, ma favoriscono gli affari ed egli portava i suoi anni con superbia, e, se cosí si può dire, giovanilmente.
La prudenza era invece conforme alla sua età, e non si trovava bene in quel carrozzone mastodontico lanciato a tanta velocità. La sua prima parola rivolta alla fanciulla fu di ammonimento: - Signorina!
Al vezzeggiativo signorile la fanciulla rivolse a lui i begli occhi, esitante, non essendo certa ch'egli avesse voluto parlare con lei. Il buon vecchio ricavò tanto piacere da quello sguardo luminoso che ne fu attenuata la sua paura. Mutò l'ammonimento che avrebbe avuto significato di rampogna, in uno scherzo: - Non m'importa mica di essere qualche minuto prima al Tergesteo -. Sembrò sorridesse per il proprio scherzo e cosí poté creder la gente intorno a lui, ma invece il suo sorriso era stato rivolto a quell'occhio che gli era parso nello stesso tempo birichino e innocente. Le donne belle sembrano sempre dapprima intelligenti. Un bel colore o una bella linea sono infatti l'espressione dell'intelligenza piú assoluta.
Essa non sentí le parole, ma fu rassicurata perfettamente di quel sorriso che non lasciava dubbio sulle disposizioni benevole del vecchio. Comprese ch'egli si trovava a disagio in piedi e gli fece posto perché potesse appoggiarsi accanto a lei sul parapetto. E la corsa continuò vertiginosa fino al Campo Marzio.
La fanciulla, allora, guardando il buon vecchio quasi a domandargli un consenso, sospirò: - Qui comincia la grande noia! -. Il carrozzone si mise infatti a traballare lento e pesante sulle rotaie.
Quando un vero giovine s'innamora, il suo amore spesso provoca nel suo cervello delle reazioni che presto con il suo desiderio non hanno nulla da fare. Quanti giovani che potrebbero quietarsi beatamente in un letto ospitale, non gettano per aria almeno la loro casa credendo che per andare a letto con una donna occorra prima conquistare, creare o distruggere. Invece i vecchi, di cui si dice che sieno meglio protetti dalle passioni, vi si abbandonano in piena consapevolezza ed entrano nel letto della colpa solo con debito riguardo ai raffreddori.
Semplice l'amore non è neppure per i vecchi. Da loro viene complicato nei motivi. Essi sanno che devono scusarsi. Il nostro vecchio si disse: - Ecco la mia prima vera avventura dopo la morte di mia moglie. - Secondo il linguaggio dei vecchi è vera un'avventura in cui c'entri anche il cuore. Si può dire che raramente un vecchio è tanto giovine da poter avere un'avventura non vera poiché è un'estensione che serve a mascherare una debolezza. Cosí i deboli quando danno un pugno impiegano non solo la mano, il braccio e la spalla, ma anche il petto e l'altra spalla. Il pugno per lo sforzo troppo esteso diventa debole mentre l'avventura perde in chiarezza e diventa piú pericolosa.
Poi il vecchio pensò ch'era l'occhio infantile della giovinetta che l'aveva conquiso. I vecchi quando amano passano sempre per la paternità e ogni loro abbraccio è un incesto di cui ha l'acre sapore.
E il terzo pensiero importante ch'ebbe il vecchio sentendosi deliziosamente colpevole e deliziosamente giovane fu: - La gioventú ritorna. - L'egoismo del vecchio è tanto grande che il suo pensiero non resta attaccato all'oggetto del suo amore neppure per un istante senza ritornare subito a vedere se stesso. Quando vuole una donna ricorda re Davide che dalle giovinette si aspettava la gioventú.
Il vecchio da commedia antica convinto di poter emulare la gioventú, quando pure oggi esista, dev'essere rarissimo. Il mio vecchio continuò a monologare e si disse: - Ecco una giovinetta ch'io comprerò... se è in vendita.
- Tergesteo! Non scende? - domandò la giovinetta prima di far muovere il carrozzone. Il buon vecchio, nell'imbarazzo, guardò l'orologio: - Procederò per un altro poco, - disse.
Non v'era piú tanta gente ed egli non aveva piú alcun pretesto per restare tanto vicino alla giovinetta. Si rizzò e si appoggiò ad un canto donde poteva vederla con comodità. Essa dovette accorgersi di essere contemplata perché quando la manovra non la occupava lo sbirciava con curiosità.
Egli le chiese da quanto tempo si trovasse a quel lavoro tanto faticoso. - Da un mese! - Non era tanto faticoso, essa diceva nell'atto stesso in cui doveva convertire tutto il suo corpicino in una leva per azionare il freno meccanico, ma talvolta molto noioso. Il peggio di tutto era che la retribuzione che riceveva non bastava. Il padre suo lavorava ancora, ma, dato il prezzo di tutti i viveri, era difficile di uscirne. E, sempre intenta al lavoro, lo interpellò col suo nome di famiglia: - Se Lei volesse, a Lei sarebbe facile di trovarmi qualche cosa di meglio, - e lo guardò immediatamente per vedere sulla sua faccia l'effetto di quella preghiera.
L'improvviso intervento del proprio nome scosse un poco il buon vecchio. Il nome di un vecchio è sempre un poco antico e impone perciò degli obblighi a chi lo porta. Egli cacciò dalla propria faccia ogni traccia di tensione che poteva tradire il suo desiderio. Non si meravigliò che la giovinetta conoscesse il suo nome perché la città allora era stata abbandonata da quasi tutte le famiglie piú ricche e i pochi abbienti che vi risaltavano. Guardò altrove e disse con serietà: - Ora è un po' difficile! Ma ci penserò! Che cosa sa fare Lei? - Essa sapeva leggere, scrivere e far conti. Di lingue non conosceva che il triestino e il friulano.
Una vecchia popolana sulla piattaforma si mise a ridere rumorosamente: - Il triestino e il friulano! Ah! Questa è buona! - La giovinetta rideva anche lei mentre il vecchio, sempre irrigidito nello sforzo di non far comprendere la sua intima eccitazione, rideva di un riso falso. La popolana cui piaceva di discorrere con un simile signore non cessò piú di chiacchierare e il vecchio vi si prestò per poter simulare meglio un'indifferenza. Infine essa li lasciò soli. Subito il vecchio scattò: - A che ora è libera Lei? -
- Alle nove di sera.
- Ebbene! - disse il buon vecchio. - Venga questa sera perché domani sono impedito. - E le diede il suo indirizzo ch'essa ripeté due o tre volte per non obliarlo.
I vecchi hanno furia perché la legge di natura sui limiti di età incombe su loro. Quell'appuntamento chiesto con l'aspetto del filantropo protettore e concesso con la dovuta gratitudine pur fece trasecolare dalla gioia il vecchio. Come le cose lo favorivano!
Ma i vecchi amano la chiarezza negli affari ed egli non si decideva ancora a lasciare quella piattaforma. Si domandava ansiosamente, dubitando della propria fortuna: - E basta questo? Non occorre dell'altro? E se essa credesse sul serio di essere stata invitata ad andare a prendere una raccomandazione onde ottenere un impiego? - Egli non voleva restare inutilmente eccitato fino alla sera e avrebbe voluto essere piú sicuro del fatto suo. Ma come dire la parola necessaria senza compromettere il proprio avito nome neppure dinanzi alla fanciulla nel caso che essa sinceramente non volesse accettare da lui altro che un impiego? In fondo la situazione era quasi identica a quella che sarebbe stata nel caso che egli fosse stato piú giovane di cosí. Ma egli era vecchio! I giovani dopo un poco di esperienza od anche prima di averne alcuna trovano tutto quello che occorre mentre il vecchio è un amatore disorganizzato. La macchina per fare all'amore manca in essi di almeno una rotella.
Infine il vecchio non inventò ma ricordò. Ricordò che ventenne, dunque una quarantina d'anni prima, cioè molto prima di sposarsi, ad una donna (molto piú vecchia di quella sulla piattaforma della tramvia), che con un pretesto qualunque e dinanzi a terzi aveva già promesso di venire, egli, a bassa voce, ma concitatamente aveva ripetuto l'invito: - Verrà? - Sarebbe bastata quella parola. Però qui la strada che invidia l'amore dei giovani e ride di quello dei vecchi, lo guardava, e perciò non doveva esserci concitazione nella sua voce.
Nell'atto di abbandonare il carrozzone egli disse alla giovinetta: - Io l'aspetto dunque questa sera alle nove. - Poi, ricordando, scoperse che la sua voce, causa la strada o causa il desiderio, aveva tremato. Ma non subito se ne avvide e quando la giovinetta rispose: - Certo! Io non mancherò! - stornando per un istante l'occhio dalle rotaie e rivolgendoglielo, gli parve che la promessa fosse stata fatta al filantropo. Ma, ripensandoci, tutto fu chiaro come quarant'anni prima. Nel lampo di quell'occhio s'era rivelata la malizia come nella propria voce l'ansia. Era certo che s'erano intesi. Madre natura benignamente gli concedeva un'altra volta, l'ultima, di amare.


III.

Il vecchio si avviò al Tergesteo col passo piú elastico. Si sentiva molto bene, il buon vecchio. Forse tutto ciò gli era mancato da troppo tempo. Causa le sue tante occupazioni egli aveva dimenticato qualche cosa di cui il suo organismo ancora giovanile realmente abbisognava. Sentendosi tanto bene non ne poteva dubitare.
Al Tergesteo arrivò troppo tardi. Dovette perciò correre al telefono per riparare al ritardo. Per una mezz'ora gli affari lo riebbero tutto. Anche tale calma fu per lui un argomento di soddisfazione. Ricordava che in gioventú l'attesa era stata tale tortura e delizia che poi la gioia aspettata in confronto impallidiva. La tranquillità gli apparve quale una prova di forza e qui certamente si ingannava.
Lasciati gli affari, s'avviò all'albergo ove sempre mangiava come molti altri abbienti che cosí risparmiavano le provviste immagazzinate. Continuava ad esaminarsi camminando. Il desiderio in lui era virilmente calmo, ma intero. Non aveva dubbi e non ricordava neppure che in gioventú, da persona fine quale egli era, ogni simile avventura aveva agitato nel suo petto tutti i problemi del male e del bene. Vedeva solo un lato del problema e gli pareva che ciò ch'egli prendeva gli spettasse se non altro quale un indennizzo per il tanto tempo in cui era stato privo di tanta gioia. In genere è certo che la maggior parte dei vecchi crede di aver molti diritti e soli diritti. Sapendo di non essere piú raggiungibili da un'educazione, credono di poter vivere proprio come il loro organismo domanda. Il buon vecchio s'assise al tavolo con un desiderio d'assimilazione che gli ricordava la vera gioventú. Beato, pensò: - La buona e bella cura comincia.
Tuttavia nel tardo pomeriggio quando, abbandonato l'ufficio, il vecchio, per risparmiarsi l'attesa inerte in casa andò a passeggiare lungamente alla riva ed al molo, vi fu nel suo petto un lieve sobbollimento morale, che non passò senza lasciar traccia di sé nella sua anima. Non ebbe però alcuna influenza sul corso delle cose perché egli, come tutti i vecchi e i giovani, fece quello che gli piacque pur sapendo meglio.
Il tramonto estivo era chiaro e pallido. Il mare gonfio, stanco e immobile, sembrava scolorito in confronto del cielo ancora lucente. Si vedevano chiaramente i profili delle montagne digradanti verso la pianura friulana. Si intravedeva anche l'Hermada e si sentiva vibrare l'aria scossa dai colpi incessanti del cannone.
Ogni manifestazione di guerra cui il vecchio assisteva, gli faceva ricordare con uno stringimento di cuore ch'egli in seguito alla guerra guadagnava tanto denaro. A lui dalla guerra risultava la ricchezza e l'abiezione. Quel giorno pensò: - Ed io tento di sedurre una fanciulla del popolo che colà soffre e sanguina! - Era abituato da lungo tempo al rimorso dei buoni affari che faceva ed egli continuava a farne ad onta del rimorso. La sua parte di seduttore era nuova e perciò era piú nuova e intensa la sua resistenza morale. I nuovi delitti non s'accordano tanto facilmente con le proprie moralissime convinzioni e ci vuole del tempo per fare adagiare pacificamente gli uni accanto alle altre, ma non c'è da disperarsene. Intanto là, al molo, in cospetto dell'Hermada in fiamme il buon vecchio abbandonò il suo proposito. Avrebbe avviata la sua giovinetta ad un sano lavoro e non sarebbe stato per lei altri che filantropo.
L'ora fissata per l'appuntamento era pressoché giunta. La lotta morale aveva reso ancora meno difficile il compito di attenderla. Il proposito del filantropo accompagnò il buon vecchio a casa lasciandogli sempre il passo da conquistatore che aveva adottato la mattina scendendo da quella piattaforma della tramvia.
Neppure a casa la risoluzione mutò, ma gli atti non vi si conformarono. Offrire una cenetta alla giovinetta non era piú opera da filantropo. Egli aperse delle scatole di commestibili delicati e preparò una cenetta fredda prelibata. Sul tavolo, in mezzo a due bicchieri di cristallo, pose una bottiglia di sciampagna. Non per altro: il tempo era molto lungo.
Poi venne la giovinetta. Era molto meglio vestita che alla mattina, ma ciò non fu decisivo perché piú desiderabile non poteva divenire. Il vecchio in cospetto dei dolci e dello sciampagna assunse un aspetto paterno cui la giovinetta non badò perché teneva sempre rivolto l'occhio innocente alla buona cena. Egli le disse che intendeva di farle insegnare un po' di tedesco di cui avrebbe abbisognato per l'impiego e allora essa ebbe una parola che fu decisiva. Dichiarò che era disposta di lavorare tutto il giorno a patto che le si lasciasse mezz'ora di tempo per il suo bagno.
Il vecchio si mise a ridere: - Ci conosciamo dunque da molto tempo? Non è Lei quella giovinetta che venne da me con la mamma... Come sta quella cara signora?
La parola fu veramente decisiva prima di tutto perché cosí egli aveva appreso che si conoscevano da tanto tempo. La durata dà ad un'avventura un aspetto piú serio. Poi anche la garanzia del bagno quotidiano è, specie per un vecchio, di un'importanza evidente. Adesso, appena, avrebbe potuto intendere, se ci avesse pensato, la ragione per cui la madre della giovane aveva menzionato il bagno. Il suo fare da filantropo sparí. La guardò ridendo negli occhi, quasi volesse irridere al proprio sforzo morale, l'afferrò per una mano e l'attrasse a sé.
Poi il vecchio avrebbe voluto riprendere subito il suo aspetto da filantropo. Che scopo c'era ormai di conservare l'aspetto odioso del seduttore? Ebbe il buon gusto di non parlare piú di impieghi. Diede invece presto del denaro. Poi, dopo una lieve esitazione, ne diede separatamente una seconda volta e questo lo destinò a quella cara Signora, alla mamma. Per apparire filantropico bisogna pur dare anche a chi non ha meritato. Poi è vero che i vecchi danno sempre il denaro a rate, mentre i giovani vuotano con un solo gesto la tasca salvo a pentirsene poi.
La giovinetta ebbe cosí l'arduo compito di dover accettare per ben due volte il denaro, e fingere per due volte di non volerne. Per una volta è facile e tocca a tutte. Ma la seconda volta? Essa non trovò la variazione che occorreva e ripeté macchinalmente la parola e il gesto che aveva impiegati la prima volta. Anche la terza volta avrebbe detto: - Del denaro? Io non ne voglio! - e l'avrebbe preso dichiarando: - Ma io ti voglio bene! - Dopo la seconda volta restò un po' turbata e il vecchio attribuí tale turbamento al suo disinteresse. Invece può anche essere ch'essa dubitasse che l'importo datole fosse stato piccolo e frazionato in due per farlo apparire maggiore.
Quest'avventura tanto semplice divenne piú complessa nella mente torbida del buon vecchio. È destino! Per un verso o per l'altro, anche quando un vecchio paga sapendo che i favori non possono piú essergli regalati, egli finisce sempre col falsare le avventure d'amore e merita presto il riso di Beaumarchais e la musica di Rossini. Il mio buon vecchio, - tanto intelligente - non rise delle parole pur cosí poco elaborate della giovinetta. L'avventura doveva restare «vera» ed egli collaborava volonteroso alla falsificazione. La giovinetta era tanto graziosa che nessuna sua parola poteva apparire stonata. Ora tale falsificazione ebbe qualche importanza ma solo nell'anima del vecchio. All'esterno non ne ebbe altra che di rendere un po' piú lunga la durata di quel primo abboccamento ed anche di quelli che seguirono. Se il vecchio avesse potuto comportarsi secondo il suo desiderio, avrebbe allontanata presto la giovinetta perché i vecchi hanno l'immoralità breve. Ma con una donna che ama non si può mica procedere cosí alla spiccia. Egli non era un vanesio. Pensava: - La giovinetta ama il lusso del mio ufficio, della mia casa, della mia persona. Forse le piace anche la dolcezza della mia voce e la finezza dei miei modi. Ama questa mia stanza in cui vi sono tanti buoni cibi. Ama tante mie cose che un poco può amare anche me. - L'offerta dell'amore è un bellissimo complimento e piace anche quando non si sa che farsene. Alla peggio può almeno equivalere ai titoli cavallereschi delle persone che negoziano in buoi, eppure si sa che ne vanno tanto gelose. Essa gli disse, ma senza alcuna intenzione di farne una tragedia, ch'egli era stato il suo primo amante. Ed egli lo credette. Insomma il buon vecchio dovette trattenersi per non offrire denaro per la terza volta. S'adagiò tanto volentieri in cosí grande dolcezza da sentirsi ferito allorché essa gli disse di non amare i giovani e di preferire i vecchi. Fu un brutto risveglio di sentirsi dare del vecchio e un dolore di dover inchinarsi per ringraziare della gentile dichiarazione. Però l'abboccamento anche quando fu meno amoroso non fu certo una tortura per il buon vecchio. La fanciulla era tutta occupata a distruggere la buona cena che le era stata offerta e cosí lui poteva riposare a suo agio.
Fu però lieto di vederla partire e di restare solo. Egli era uso alla conversazione delle persone serie e non gli era possibile di sopportare per troppo tempo il vacuo discorso della bella giovinetta. Si dirà che vi sono artisti e pensatori, gente piú seria del mio vecchio commerciante, che da giovani sopportano con delizia il cinguettio di una bella bocca. Ma si vede che i vecchi per certi rapporti sono piú serii dei piú serii giovani.
Il buon vecchio andò a coricarsi sempre un po' preoccupato. Quando fu nel suo letto disse: - Non pensiamoci piú. Forse non la vedrò mai piú. - Era tanto poco sicuro del proprio amore che aveva stabilito con lei che al prossimo ritrovo l'avrebbe invitata con un bigliettino. Bastava perciò non scrivere ed egli ridiveniva l'uomo virtuoso ch'era stato sempre.
Prima di pigliar sonno fu torturato dalla sete. Aveva bevuto troppo e mangiato delle cose troppo condite. Chiamò la donna che gli dirigeva la casa e ne ebbe un bicchiere d'acqua e un'occhiataccia di rimprovero. Essa - non piú tanto giovine - aveva sempre sperato di finire padrona della casa. Poi aveva pensato che il ritegno del vecchio fosse dovuto al suo spirito di casta e vi si era rassegnata perché in una o nell'altra casta si nasce senza propria colpa. Ora essa aveva potuto vedere per un istante la giovinetta quando costei s'allontanò. Apprese perciò che lo spirito di casta non impediva nulla al buon vecchio. Ciò equivalse per lei ad un vero e proprio schiaffo. Si dirà che anche le qualità che rendono piú o meno desiderabili non dipendono dal proprio merito o demerito. Ma essa riteneva di avere quelle qualità e perciò era colpevole il vecchio di non avvedersene.


IV.

La parola con cui il vecchio richiamò la fanciulla al ritrovo fu scritta pochi giorni appresso, ben prima di quanto egli l'avesse previsto quella sera coricandosi. Le scrisse sorridendo, contento di sé. Si lusingò anche che il secondo abboccamento sarebbe stato piú ricco di gioie. Invece fu identico al primo. Quando congedò la giovinetta fu altrettanto prudente come la prima volta e stabilí di nuovo ch'essa sarebbe ritornata a lui quando egli l'avrebbe richiamata. La richiamò ancor piú presto al terzo abboccamento, ma il congedo fu lo stesso. Mai arrivò a stabilire subito il prossimo convegno. Perché il buon vecchio era sempre felice: quando chiamava la fanciulla e quando la congedava, cioè quando intendeva di ritornare alla virtú. Se, congedando la fanciulla, egli avesse subito stabilito il prossimo ritrovo, tale ritorno alla virtú sarebbe stato meno intero. Cosí invece mancava ogni compromissione e la sua vita restava regolata e virtuosa con l'eccezione di un brevissimo intervallo.
Degli abboccamenti poco piú ci sarebbe da dire se il vecchio non fosse stato colto dopo qualche tempo da una folle gelosia. Folle non per la sua violenza ma per la sua stranezza. Ecco: non si manifestava quando egli scriveva alla giovinetta perché era il momento in cui egli la portava via agli altri; né quando la congedava perché era il momento in cui agli altri la consegnava, volonteroso, tutta. La gelosia da lui s'accompagnava proprio all'amore, nello spazio del tempo. L'amore ne era rilevato e l'avventura diveniva piú «vera» che mai. Una delizia e un dolore indescrivibile. A un dato momento gli si figgeva in mente il pensiero che la giovinetta senza dubbio avesse degli altri amanti e tutti giovani quanto lui era vecchio. Se ne doleva per sé (oh! tanto!), ma anche per lei che poteva perderci ogni possibilità di vita decorosa. Guai se si fosse fidata di altri come s'era fidata di lui. Nella gelosia faceva capolino la propria colpa. È perciò che a compensare il proprio iniquo esempio, il vecchio s'abituò a predicare la morale proprio quando faceva all'amore. Le spiegava quanti pericoli le potevano derivare dagli amori disordinati.
La giovinetta protestava di non avere che un amore, quello per lui. - Ebbene! - gridava il vecchio nobilitato nello stesso tempo dall'amore e dalla morale, - se tu, per ritornare alla virtú dovessi risolvere di non vedermi piú, io ne sarei felice. - Qui la giovinetta non rispondeva e ciò per buone ragioni. Per lei l'avventura era chiara tanto che non le era possibile di mentire come faceva lui. Non bisognava lasciare per il momento quella relazione. Era anche facile di tacere quando egli la copriva di baci. Quando però egli si permetteva uno sfogo piú sincero e parlava, - attribuendoglieli - di altri amanti, allora essa ritrovava la parola: - Come poteva crederlo? Prima di tutto essa non passava le vie della città altro che in tramvai, poi sua madre la sorvegliava e infine nessuno voleva saperne di lei, poveretta! - E giú un paio di lagrime. Cattiva retorica quella che s'appiglia a tanti argomenti, ma intanto dal vecchio sparivano l'amore e la gelosia e si poteva ritornare alla cena.
Si può da ciò vedere come funzionino regolarmente i vecchi. Dai giovani ogni singola ora è disordinatamente occupata dai sentimenti piú disparati mentre dai vecchi ogni sentimento ha la sua ora, tutta. La giovinetta camminava di conserva col vecchio. Quando la voleva, veniva; se ne andava quando non la voleva piú. Discutevano! Poi facevano all'amore e mangiavano indi di buonissimo umore.
Il vecchio, forse, mangiava e beveva troppo. S'attaccava ad una manifestazione di forza.

...continua


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