In silenzio

Lisi, che fungeva da cocchiere e da servotto, si presentò su la soglia senza giacca, con le maniche della camicia rimboccate su le braccia e la bocca aperta a un riso muto, come soleva ogni qual volta i padroni lo chiamavano al loro cospetto.
Il signor Manfroni, fin dal primo vederlo, aveva scoperto uno straordinario ingegno in questo ragazzo.
- Sai dove sta la moglie di Titta Marullo?
- Sissignore. Ho capito! - rispose Lisi, e sollevò una spalla e si contorse, mentre un sorriso scemo gli alzava quasi il bollo in gola.
- Che hai capito, animale? - gli gridò il Manfroni, che non era in vena d'ammirarlo, in quel momento.
Lisi si storcignò di nuovo, come se il padrone gli avesse fatto un bel complimento, e rispose:
- Vado a dirglielo, sissignore.
- Dille che venga subito qua. Debbo parlarle.
E, di lì a poco, il signor Manfroni ebbe una prova lampantissima del non comune ingegno di Lisi. Figurarsi che, mentre era ancora a tavola con la moglie, vide irrompere nella stanza Annicchia, la moglie di Titta, piangente di gioja, con un bambinello in braccio di circa due mesi.
- Ah, signorino! signorino mio! si lasci baciare la mano!
E, così esclamando, gli s'inginocchiò ai piedi. La serva, la cuoca s'erano affacciate all'uscio per assistere alla scena, e Lisi innanzi a loro rideva, trionfante, beato.
Tra gli occhi e le sopracciglia del signor Saverio s'impegnò una viva lotta: quelli volevano sbarrarsi per lo stordimento improvviso, e queste contemporaneamente aggrottarsi dalla rabbia. Ritrasse subito la mano che la giovine inginocchiata voleva baciargli: guardò verso l'uscio e urlò:
- Fuori! No, tu qua, Lisi! Che le hai detto?
- Che Titta verrà! - esclamò Annicchia senza levarsi. - Che me l'ha liberato Lei, signorino mio!
Il Manfroni balzò in piedi e brandì la seggiola:
- Aspetta, canaglia!
Lisi scappo via come un daino.
- Non è vero? - fece Annicchia, appassendo, rivolta alla signora Manfroni.
E si rialzò lentamente. Ci volle del bello e del buono per farle intendere che la liberazione del marito non dipendeva, né poteva dipendere in alcun modo dalla volontà e dalle amicizie del signor Manfroni, il quale, se lo aveva scacciato dal panificio, ella era testimonia di quanta longanimità avesse prima dato prova, unicamente per lei che, da bambina, gli era cresciuta in casa ed era stata compagna di giuoco d'Ersilia, tant'anni.
Mentre il marito dava queste spiegazioni, la signora Manfroni osservava la giovine e, con l'immaginazione, la parava da balia e approvava col capo, approvava come se già la vedesse con un goffo zendado rosso in testa e uno spillone dai tremuli fiori d'argento tra i biondi capelli.
Annicchia, allorché il Manfroni le espose la ragione per cui aveva mandato Lisi a chiamarla, restò tra stordita e perplessa.
- E questo mio bambinello? - disse, mostrandolo. - A chi lo lascio?
Se lo strinse al seno; si mise a piangere di nuovo.
- Tata non torna, Luzzì! non torna!
Infine, scoprendo la faccia lacrimosa, aggiunse, rivolta alla signora Manfroni:
- Non lo conosce; ancora non l'ha veduto, quest'angeletto che gli è nato.
- Potresti darlo ad allevare, con un po' di quello che avrai da Ersilia.
- Oh, per la signorina Ersilia, - s'affrettò a dire Annicchia, - si figuri con che cuore lo vorrei fare! Ma... troppo lontano! a Roma!
Il signor Saverio spiegò lì per lì che: Partenza! Pronti! col treno e col piroscafo, non c'erano più distanze, ormai.
- Sissignore, - disse Annicchia, - Vossignoria, dice bene; ma io sono una povera ignorante; mi sperderei. Non ho mai dato un passo fuori del paese. E poi, - aggiunse, - Vossignoria sa che ho con me la suocera: come potrei lasciarla, povera vecchia? Siamo restate noi due sole. Titta me l'ha tanto raccomandata! E se sapesse come viviamo! io, con le braccia legate da questa creaturina; lei, vecchia di settant'anni! Volevo dare ad allevare il piccino e mettermi a servizio. Già, Titta non troverà più nulla della bella roba comperata quando sposammo: roba da poverelli, si sa, ma pulita. Svenduta, a questo e a quello... Ma la vecchia non vuole ch'io vada a servizio. È superba; non vuole. Però, essendo per la signorina Ersilia, forse... Ecco, potrei tentare di dirglielo.
- Sì, ma la risposta, subito. Dovresti partire domattina, al più tardi.
Annicchia rimase ancora perplessa.
- Sentirò, e Le saprò dire sì o no, - disse infine; e andò via.
Abitava in una viucola lì presso. Già tutte le vicine, al tanto lieto quanto falso annunzio di Lisi, s'erano affollate nella nuda casetta a pian terreno, intorno alla vecchia madre del deportato che se ne stava seduta, tutta inarcocchiata, con un fazzoletto nero in capo annodato sotto il mento e le mani nodose su un rozzo scaldino di terracotta posato su le ginocchia. Lodavano quelle il buon cuore e la generosità del Manfroni, e la vecchia, con la testa bassa, emetteva di tratto in tratto come un grugnito, non si sapeva se d'assenso o di dispetto, saettando con gli occhi certi sguardi che esprimevano diffidenza e fastidio. Quando Annicchia si presentò su la soglia e con l'aspetto e con le prime parole raggelò su le labbra delle vicine le frasi ammirative per il signor Manfroni, la vecchia suocera alzò la testa e guardò in giro con sdegno le vicine; poi, all'annunzio della proposta del Manfroni, si levò in piedi.
- Che gli hai risposto?
Annicchia volse uno sguardo alle vicine, come per dire: Fatele intender voi, che io debbo accettare.
- Gli ho risposto che sarei venuta a dirvelo, mamma.
- Non voglio! Non voglio! - gridò subito, irosa, la vecchia.
- Non vorrei nemmeno io; ma...
E di nuovo Annicchia si rivolse per ajuto alle vicine. Queste allora, un po' l'una e un po' l'altra, cercarono di persuadere alla vecchia le ragioni per cui la nuora non avrebbe dovuto perder l'occasione che le si offriva di provvedere onestamente a sé, a lei, al bambino. Una, anzi, ch'era venuta col suo figliuolo in braccio, attaccato a una enorme poppa:
- Qua! qua! guardate, - si mise a gridare, - ho latte per due! Me lo piglio io, il bambino... Qua, guardate!
E, cavando il capezzolo di bocca al poppante, sollevando con una mano la mammella, fece sprizzare il latte in faccia alle comari del vicinato che, ridendo e riparandosi con le braccia, si scostarono addossandosi l'una all'altra.
Ma la vecchia non volle piegarsi; si ribellò a tutte le insistenze, gridando alla nuora:
- Se vai, è contro la mia volontà, e ti maledico! Ricordatene!


II.

L'avvocato Ennio Mori aspettava alla stazione l'arrivo del treno da Napoli. Piccolo di statura, magrissimo, con le spalle in capo, sbuffava, impaziente, o si grattava la faccetta ossuta, dalla tinta itterica, invasa e quasi oppressa da una barba nera troppo cresciuta, o si aggiustava le lenti che non volevano reggerglisi sul naso, o si tastava di tanto in tanto le tasche del pastrano e della giacca piene di giornali.
Si accostò a un ferroviere.
- Scusi, il treno da Napoli?

...continua


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