Scialle nero

- Io? come mi chiamo io? - domandò l'amico, sentendosi cascar dalle nuvole e appuntandosi l'indice d'una mano sul petto, quasi non credesse a se stesso. - E che vuol dire? non lo sai? Non ti ricordi più?
- No - confessò, avvilito, il Mear. - Scusami, chiamami l'uomo più smemorato della terra; ma io proprio potrei giurare di non averti mai conosciuto.
- Ah sì? Ah, benissimo! benissimo! - riprese quegli. - Caro Gigione mio, qua la mano. Ti ringrazio con tutto il cuore del pranzo e della compagnia, e me ne vado senza dirtelo. Figurati!
- Tu me lo dirai, perdio! - scattò Gigi Mear, balzando in piedi. - Mi sono torturato il cervello un'intera mattinata! Non ti faccio uscire di qua, se non me lo dici.
- Ammazzami, - rispose l'amico impassibile, - tagliami a pezzi; non te lo dirò.
- Via, sii buono! - riprese, cangiando tono, il Mear. - Non avevo mai sperimentato prima d'ora... guarda, questa mia mancanza di memoria, e ti giuro che mi fa una penosissima impressione: tu, in questo momento, rappresenti un incubo per me. Dimmi come ti chiami, per carità!
- Vattelapesca.
- Te ne scongiuro! Vedi: la dimenticanza non m'ha impedito di farti sedere alla mia tavola; e, del resto, quand'anche non t'avessi mai conosciuto, quand'anche tu non fossi mai stato amico mio, lo sei diventato adesso e carissimo, credi! sento per te una simpatia fraterna, ti ammiro, ti vorrei sempre con me: dunque, dimmi come ti chiami!
- E inutile, sai, - concluse l'altro, - non mi seduci. Sii ragionevole: vuoi che mi privi adesso di questo inatteso godimento, di farti restare cioè con un palmo di naso, senza sapere a chi tu abbia dato da mangiare? No, via: pretendi troppo, e si vede proprio che non mi conosci più. Se vuoi che non ti serbi rancore dell'indegna dimenticanza, lasciami andar via così.
- Vattene via subito, allora, te ne scongiuro! - esclamò Gigi Mear, esasperato. - Non ti posso più vedere innanzi a me!
- Me ne vado, sì. Ma prima un bacetto, Gigione: me ne riparto domani...
- Non te lo do! - gridò il Mear, - se non mi dici...
- Basta, no, no, basta. E allora, addio, eh? - troncò l'altro.
E se n'andò ridendo e voltandosi per la scala a salutarlo con la mano, ancora una volta.



SE...

Parte o arriva? - domandò a se stesso il Valdoggi, udendo il fischio d'un treno e guardando da un tavolino innanzi allo châlet in Piazza delle Terme l'edificio della stazione ferroviaria.
S'era appigliato al fischio del treno, come si sarebbe appigliato al ronzio sordo continuo che fanno i globi della luce elettrica, pur di riuscire a distrarre gli occhi da un avventore, il quale, dal tavolino accanto, stava a fissarlo con irritante immobilità.
Per qualche minuto vi riuscì. Si rappresentò col pensiero l'interno della stazione, ove il fulgore opalino della luce elettrica contrasta con la vacuità fosca e cupamente sonora sotto l'immenso lucernario fuligginoso; e si diede a immaginare tutte le seccature d'un viaggiatore, sia che parta, sia che arrivi.
Inavvertitamente però gli cadde di nuovo lo sguardo su quell'avventore del tavolino accanto.
Era un uomo sui quarant'anni, vestito di nero, coi capelli e i baffetti rossicci, radi, spioventi, la faccia pallida e gli occhi tra il verde e il grigio, torbidi e ammaccati.
Gli stava a fianco una vecchierella mezzo appisolata, alla cui placidità dava un'aria molto strana la veste color cannella diligentemente guarnita di cordellina nera a zig-zag, e il cappellino logoro e stinto su i capelli lanosi, i cui grossi nastri neri terminati in punta da una frangia a grillotti d'argento, che li faceva sembrar due nastri tolti a una corona mortuaria, erano annodati voluminosamente sotto il mento.
Il Valdoggi distrasse subito, di nuovo, lo sguardo da quell'uomo, ma questa volta in preda a una vera esasperazione, che lo fece rigirar su la seggiola sgarbatamente e soffiar forte per le nari.
Che voleva insomma quello sconosciuto? Perché lo guardava a quel modo?
Si rivoltò: volle guardarlo anche lui, con l'intenzione di fargli abbassare gli occhi.
- Valdoggi - bisbigliò quegli allora, quasi tra sé, tentennando leggermente il capo, senza muover gli occhi.
Il Valdoggi aggrottò le ciglia e si sporse un po' avanti per discerner meglio la faccia di colui che aveva mormorato il suo nome. O s'era ingannato? Eppure, quella voce...
Lo sconosciuto sorrise mestamente e ripeté:
- Valdoggi: è vero?
- Sì... - disse il Valdoggi smarrito, provandosi a sorridergli, indeciso. E balbettò: - Ma io... scusi... lei...
- Lei? Io son Griffi!
- Griffi? Ah... - fece il Valdoggi, confuso, vieppiù smarrito, cercando nella memoria un'immagine che gli si ravvivasse a quel nome.
- Lao Griffi... tredicesimo reggimento fanteria... Potenza...
- Griffi!... tu? - esclamò il Valdoggi a un tratto, sbalordito. - Tu?... così...
Il Griffi accompagnò con un desolato tentennar del capo le esclamazioni di stupore del ritrovato amico; e ogni tentennamento era forse insieme un cenno e un saluto lagrimevole ai ricordi del buon tempo andato.
- Proprio io... così! Irriconoscibile, è vero?
- No... non dico... ma t'immaginavo...
- Di', di', come m'immaginavi? - lo interruppe subito il Griffi; e, quasi spinto da un'ansia strana, con moto repentino gli s'accostò, battendo più e più volte di seguito le palpebre e tenendosi le mani, come per reprimer la smania. - M'immaginavi? Eh, certo... di', di'... come?
- Che so! - fece il Valdoggi. - A Roma? Ti sei dimesso?
- No, dimmi come m'immaginavi, te ne prego! - insisté il Griffi vivamente. - Te ne prego...
- Mah... ancora ufficiale, che so! - riprese il Valdoggi alzando le spalle. - Capitano, per lo meno... Ti ricordi? Oh, e Artaserse?... ti ricordi d'Artaserse, il tenentino?
- Sì... sì... - rispose Lao Griffi, quasi piangendo. - Artaserse... Eh, altro!
- Chi sa che ne è!
- Chi sa! - ripeté l'altro con solenne e cupa gravità, sgranando gli occhi.
- Io ti credevo a Udine... - riprese il Valdoggi, per cambiar discorso.
Ma il Griffi sospirò, astratto e assorto:
- Artaserse...
Poi si scosse di scatto e domandò:

...continua


Consult the complete list of available texts.

This site uses the texts available on the web sites LiberLiber and Project Gutenberg where you can download them for free.

Share Share on Facebook Share on Twitter Bookmark on Reddit Share via mail
Privacy Policy Creative Commons Attribution-Share Alike Trovami