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L'istriano disse: - Frane parte alle otto per Šipanaka Luka. Può portarti lui. Hai soldi?
Pierre frugò nella tasca. - Non molti, - rispose ed estrasse il rotolo di dinari, ancora intatto dal giorno prima.
- La metà di questi va bene, - commentò l'istriano.
Circa mille lire.
- D'accordo.

Trascorsa un'ora, Pierre si era messo a camminare.
I camion avevano fretta, non accennavano a fermarsi e tre su cinque avevano imboccato la strada per Mostar. Auto ne erano passate solo due, una della polizia, e per fortuna Pierre se n'era accorto in tempo, aveva abbassato le braccia e si era seduto sul ciglio con aria indifferente. Di moto, nemmeno l'ombra. Le bici arrivavano cariche come somari, sporte colme appese al manubrio e spesso un passeggero seduto di sghembo sul cannone. Qualcuno se la faceva a piedi.
Camminando, Pierre faceva cinque o sei chilometri l'ora. Aveva calcolato i tempi anni prima, sulla tratta Bologna-Imola, lungo la via Emilia. Una scommessa persa coi moschettieri e quei trenta chilometri come pegno da pagare. Loro dietro, con la macchina di un amico, a prendere per il culo il nuovo Zatopek.
In un paio di giorni, poteva anche arrivare a Dubrovnik.
Dovevano essere almeno le dieci. Il sole, appena sorto dalle montagne, cominciava a scaldare.

Pierre tornò sul molo alle otto meno un quarto. Aveva mangiato e dormito, steso sul prato appena fuori dal paese.
Frane lo vide e agitò il braccio. Si diede da fare con gli ultimi nodi e issò l'ancora. Il peschereccio verde azzurro era pronto a partire.

Erano passate altre due ore, tre camion, due trattori e il biroccino di uno stronzo che non s'era voluto fermare.
I gesti di Pierre erano sempre piú svogliati e meno entusiasti.
La terza auto della mattina si era fermata lo stesso.
- Gruss Gott, - aveva salutato la donna. - Wohin gehst du dann?
Pierre non sapeva una parola di tedesco, ma rispondere: - Dubrovnik, - non gli era sembrato comunque male.
La donna aveva detto qualcosa e fatto cenno di salire.
- Wartest du hier schon lange? - aveva domandato il marito con un gran sorriso. Al che Pierre si era sentito in dovere di precisare: - Sorry, I don't speak German.
Gli austriaci, però, parlavano inglese.
Turisti in viaggio di nozze. Da Vienna fino in Grecia. Due tizi gentili e alquanto eccentrici.
Pierre aveva raccontato la storia del parente lontano, aggiungendo qualche particolare, e i due sposini si erano entusiasmati. Anche perché Pierre, nella confusione del momento, aveva parlato di parents, cioè genitori.
Giunti al paese di Slano, la donna aveva sventagliato una mappa e fatto notare a Pierre che l'isola di Šipan era a un tiro di schioppo, molto piú a portata di mano rispetto a Dubrovnik. Se doveva cercare un passaggio era meglio informarsi lí piuttosto che altrove.
Pierre si era convinto, benché Darko avesse parlato di Dubrovnik. Aveva chiesto di aspettarlo e puntato dritto su un anziano pescatore che sistemava le reti.
Le campane di una chiesa avevano battuto una volta.
Il viaggio era durato mezz'ora.

Pierre sentí il motore accendersi. Seguí con gli occhi la scia della barca, fino alla costa che si allontanava piano.
A metà traversata gli sembrò fossero passate alcune ore. Erano in mare da quindici minuti.
La sensazione si rovesciò subito dopo. Il chiarore di alcune case si faceva largo nel buio del mare e del cielo. Dimenticò per un attimo tutto quanto, Gramovac, Darko, Stjepan e i due austriaci. Dimenticò le visioni di acqua e di terra che lo avevano accompagnato fin lí. Dimenticò Frane.
Telemaco andava incontro a Ulisse.


Capitolo 41
Šipanaka Luka, Šipan, 19 aprile


Il venditore di formaggi aveva sorriso. Dietro di lui, quello del banco dei pesci aveva ribadito il concetto affettando l'aria col taglio della mano: - Ah, talijanski drug! - La donna degli ortaggi si era battuta il dito sulla tempia con espressione strana. Infine un cliente aveva fatto di sí con la testa, aveva pagato in fretta e se l'era portato fuori per indicare un vicolo lastricato che saliva verso la chiesa e il colle che dominava la baia. Aveva fatto piú volte su e giú con la mano, come se stesse accarezzando la cima del monte. Pierre dedusse che "l'italiano" abitava sul versante opposto. Con gesto analogo, il dito a scavalcare un ostacolo, si assicurò di aver capito bene. Il tipo annuí e ripeté da capo le indicazioni.
Dopo la prima curva, il vicolo era già un sentiero. Saliva ripido tra le ultime case di pietra chiara, superava i muri a secco di minuscoli orti e si tuffava nel verde scuro delle ginestre.
Pierre cominciò a sudare. La valigia non era il bagaglio piú comodo da trascinarsi lassú. Cambiò mano senza fermarsi e si asciugò la fronte col polsino della camicia. La notte trascorsa sul molo aveva lasciato un ricordo appiccicoso su tutto il corpo. Per quello che aveva dormito, avrebbe potuto mettersi in marcia appena arrivato, ma il paese deserto lo aveva costretto a rimandare.
Aveva la mente sgombra. Gli occhi guardavano intorno senza godere la vista del mare. Cercavano una casa in mezzo ai cactus da Far West e ai cespugli di lentisco. Non distingueva i suoni, nelle orecchie un unico bordone, accordo dissonante di uccelli, cicale e vento. Cambiò mano di nuovo. Respirò a fondo. Non sentiva gli odori. Solo il peso della valigia sulle dita, sudore a rivoli dietro le orecchie e dolore dei piedi stritolati dal cuoio.
Il sentiero giunse al culmine. Pierre vide il verde della macchia scendere ininterrotto fino al mare. Vide i ruderi di una costruzione che era stata una chiesa. Vide zone piú brulle punteggiate dal bianco delle capre. Vide un fazzoletto piú chiaro in mezzo ai cespugli e ai lecci e una casa di sasso sul bordo del fazzoletto.
Cambiò mano e si lanciò per la discesa.
Non sentí che qualcuno gridava: - Stoj!
Sentí solo un botto, improvviso, come uno sparo. Una nuvola di polvere si alzò davanti a lui.
Pierre puntò lo sguardo sul rudere, sul gregge, sulla casa. Non vide nessuno. Restò un attimo immobile. Poi mollò la valigia, fece qualche passo, agitò le braccia sulla testa e urlò: - Non sparare, non sparare!
La polvere si alzò una spanna a destra della sua gamba e da un cespuglio schizzarono brandelli di corteccia.
- Mi chiamo Robespierre Capponi, sono il figlio di Vittorio Capponi, non sparare! Cerco Vittorio Capponi!

...continua


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