Free Karma Food

Ovvero: Justin parte lancia in resta

Central New York City, 2 agosto 2025

Appartamento di tre stanze con bagno, appena disinfestato. La carta da parati ingiallita puzzava di solitudine.
Justin chiuse la porta dietro di sé e accese la luce. Sedette sulla poltrona. Mise in bocca una sigaretta.
Accese la tv: solita merda. Ennesima puntata di Days of Rage: la soap più in voga. La protagonista, abbracciacarne e bianca, sta con un gangster, nero. Prova a redimerlo. La ragazza chiede, sull'orlo della crisi isterica: "Perché, perché devi mangiare esseri umani?". Il gangster sorride. "Baby, ti spiego una cosa. Gli esseri umani non esistono. Sono solo un'idea dentro la tua testa. Tu vedi esseri umani, attorno a te?"
La recitazione era uno schifo. Justin cambiò canale. Pubblicità della birra Miller: Justin non sopportava nemmeno il nome di quella merda. Provò Paleorock Pirate Channel: buttava male. Dei negri sculettanti in completi verde acido gorgheggiavano qualcosa a proposito di Potere al Popolo. Gli parve di ricordare qualcosa a proposito di quei negri e di un abito che si era fatto fare Ananda, un'era cosmica fa, al tempo delle vacche vive. Justin fece un gestaccio allo schermo. I negri sparirono tra scariche elettrostatiche.

Justin provò a cucinare qualcosa. C'erano rimasti due hamburger con grasso U. Non era nessuna cazzo di grande occasione, ma perché no? Trangugiò una pastiglia di Wealthex(r), studiata per eliminare Campylobacteri Escherichia Coli 0157: H7, Salmonella, Listeria, Shigella Sonnei. Efficace anche contro qualcosa di più grosso. Le tenie, i nematodi del cazzo. Tustin mangiò di malavoglia.
Sedette sulla poltrona di vimini. Chiuse gli occhi, espirò con forza.
La sede centrale della Dissuasiva era stata un bagno di pura merda, molto peggio del solito. Ecco com'è quando uno odia il proprio lavoro.
Ma ora era a casa, usata vecchia tana. E aveva con sé anche una via di fuga: il taccuino trovato in casa del frocio. Qualcosa di simile a un automatismo - vedi l'oggetto, ficcalo in tasca - gli aveva imposto il gesto. Nel rapporto non aveva scritto un cazzo.
Aprì le pagine bordate di rosso. Lesse alcune righe.
Strane assonanze...
Justin Bomboko spalancò la finestra. La sera rendeva languido il vento dello Hudson. Un presagio di cambiamenti definitivi, ecco di cosa doveva trattarsi. Niente più cattivo karma: Justin Bomboko parve capire.
Odore di hamburger di gatto saliva da uno scantinato. Justin Bomboko vide rosso, emise una specie di ringhio. Uscì senza mettersi il giubbotto e chiudersi la porta alle spalle.
L'aria satura di Central New York City sapeva di carne. Justin tornava sui suoi passi spedito, come un automa. Camminava dritto davanti a sé. La gente si scostava. Qualcuno inveiva e insultava.
Justin incrociò un venditore di hot dog. Salsicce di cane. Due McDonald's con pubblicità dell'Amico Big Mac, doppia razione di cane. Un Kentucky Fried Cat. Un venditore di kebab di cammello. Due troie che masticavano spiedini. Una troia di lusso reduce da una cena in un ristorante U. Un capannello di Hare Krishna. Tre ubriachi scortati da uno stuolo di guardie del corpo.
Justin ci passò in mezzo spianando il distintivo.
Justin sbuffò, passò un fazzoletto sul volto sudato. Justin svoltò a destra all'incrocio con la Quarantesima. Eccola: la Sede Centrale della Polizia Dissuasiva di Central New York City.
Justin entrò senza salutare. Lo sbirro all'ingresso lo guardò incredulo.
Justin si diresse all'ufficio dell'irlandese. Qualcuno provò a trattenerlo.



27
CALORIE

Ovvero: Ananda Marvin riceve il rapporto

Quartier Generale del Free Karma Food, Canada orientale,
2 agosto 2025

Il barattolo di gelato Häagen-Dasz era stato scavato a colpi di cucchiaio.
Ora giaceva vuoto, muto testimone dei disordini del leader. L'uomo grasso sospirò. Il respiro corto lo rendeva simile a un vecchio bulldog, bava compresa.
Il gelato Häagen-Dasz era tra i favoriti anche per motivi, diciamo, ideologici. Era stato lanciato sul mercato cinquant'anni prima, roba del tempo delle vacche vive.
Avevano pensato: diamo al gelato un nome italiano, che altro nome può avere un gelato. Il gelato Ciro era stato un flop commerciale finché non lo avevano rinominato. Häagen-Dasz: il nuovo nome suggeriva freddo, cura nella lavorazione, meticolosi controlli di qualità. Gelato Ciro suggeriva petulanti mamme italiane, mafiosi di Hell's Kitchen e di Bensonhurst, guappi dai vestiti pretenziosi, tirapugni in tasca e capelli unti.
L'uomo grasso sorrise. Se l'organizzazione non si fosse chiamata Free Karma Food, l'umanità non avrebbe avuto alcuna speranza. Il creativo inconsapevole era stato un Sikh, in quella parte del mondo ora spazzata dal vento atomico.
OM SHIV PRATYANANDA: GENERAL STORE, RESTAURANT AND TV REPAIR. Il ristorante del Sikh si chiamava Free Karma Food.
L'uomo grasso allontanò la sedia a rotelle dalla scrivania a forza di braccia. Le braccia del leader erano potenti, unico settore efficiente di una macchina malmessa. La tendenza alla pinguedine era innata. Ma il leader era stato un giovane uomo vigoroso ed efficiente. L'uomo grasso lanciò uno sguardo al portafoto sulla massiccia scrivania da maschio alfa. Una versione più giovane guardava l'obiettivo con un ghigno di sfida, avvolto in una pelliccia bianca aperta su un completo di seta verde. Quella versione aveva appena un po' di pancia. Dopo tutto, quella versione era tra quelle che passavano sotto il nome Ananda Marvin.
La condizione attuale era dura da sopportare. La condizione attuale era l'unica possibile.
L'uomo grasso provò a cacciare dalla mente pensieri confusi e vittimisti. Il pieno di calorie era stato fatto, quindi la regressione poteva incominciare. For God's sake, you got to give MORE POWER TO THE PEOPLE...
Il leader portò all'orecchio un comunicatore. "Sì. Preparate il cubicolo. Mandate James e Kwame a prendermi. Procedura di sicurezza standard." Ananda Marvin guardò la mole smisurata che occupava la sedia a rotelle. Fu preso da una cupa tristezza. Qual è la differenza tra doveroso e doloroso?

Ananda aprì gli occhi. Si guardò intorno. Le luci del cubicolo da regressione, altrimenti noto come Dream Center, erano tenui. Ananda provò a muoversi. Premette un pulsante: lo sportello pneumatico del cubicolo si aprì. Il volto di un militante fece capolino. Ananda sospirò, contrasse il volto in una smorfia e indicò la propria goffa mole. Ananda udì rumore di gesti attorno al cubicolo. La porta frontale si aprì, la chaise longue che accoglieva la carne dell'Ultima Speranza scivolò all'esterno. Braccia potenti aiutarono Ananda prima a sedersi e poi ad alzarsi in piedi. Con cautela, fu calato sulla sedia. Ananda distribuì bene il peso del corpo: metà su un gluteo, metà sull'altro. Si sforzò di mantenere la schiena eretta. Espirò con forza per uscire dal Paese degli Spiriti.
Il corpo smisurato entrò a bordo di una sedia a rotelle, spinta da militari. Non era un vezzo: Ananda Marvin pesava 300 libbre. Non era paralizzato, avrebbe potuto camminare, e lo faceva, alle volte. Anche se era rischioso per il cuore. Quando camminava, per le grandi occasioni, sosteneva il peso del ventre appoggiando il palmo destro su un cane d'avorio. Il cane d'avorio proseguiva in una lucida stecca d'ebano. La stecca d'ebano scaricava parte delle 300 libbre a terra. Ananda Marvin poteva avanzare un passo dopo l'altro, poteva sbuffare e crollare di nuovo sulla sedia, fare cenno agli inservienti che vegliavano sul corpo prezioso. Si faceva spingere: questo aumentava l'intimità con i suoi uomini, quelli che sbuffavano nel sospingerlo e avevano l'onore di vegliarlo.
Ananda Marvin conversava amabile. Impercettibili sorrisi alteravano la piega delle labbra dei servitori. Gli occhi di Ananda Marvin brillavano.
"... Ed è sempre stato una grande fonte di ispirazione. Non solo per la musica, intendo. Dal 1961 fino a The Way Ahead aveva evitato l'uso del pianoforte. Nei New York Contemporary Five c'era gente come John Tchicai, Don Cherry, Don Moore, J.C. Moses..."
Ananda Marvin si bloccò di colpo. "Ma vi sto annoiando, con la mia mania per la musica del secolo scorso." Il maschio alfa sorrise. Le guardie del corpo chinarono il capo.
I pezzi di carbone che il grasso bastardo teneva incassati nelle orbite bruciarono sul posto un negro dall'altra parte della scrivania. Lo sguardo pesava.

...continua


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