Guerra agli umani

Il barista ricompare con una pila di piatti.
- Mi scusi, avrei da farle una proposta. - attenzione catturata - Vede, mi mancano i soldi per pagarle il cappuccino e vorrei proporle, se non le dispiace, un piccolo scambio.
- Uno scambio?
- Esatto. Vede questo bastone cosí ben istoriato? Ebbene, ritengo che il suo valore complessivo superi di gran lunga quello di un cappuccino, però sarò ben contento di lasciarglielo come cauzione, finché non avrò trovato qualcosa di piú adatto. Le interessa una composizione di ciclamini per la sua signora?
- Ciclamini?
- Quei fiori rosa che...
- Ho presente, grazie. Facciamo che lei mi lascia un documento e va a cercare i soldi. Ce l'ha un documento?
- Un documento? - la faccia piú dispiaciuta del mio repertorio - Lei pensa davvero che questo splendido bastone da passeggio valga meno di un pezzo di carta con la fotografia del sottoscritto e i suoi dati anagrafici? Se non fosse che è una persona cortese, penserei che sta cercando di offendermi.
Un sorriso nervoso. Mano a sorreggere il mento. Occhi attenti valutano il mio grado di pazzia. I matti vanno assecondati. Non si sa mai.
- Mi dia pure il bastone, allora. Quando mi porta i soldi, glielo restituisco. Fanno un euro e venti centesimi.
Bene. Siamo arrivati al nocciolo. Mi preparo a illustrare il rapporto del sottoscritto con il denaro, quando un piccoletto compare sulla porta. Si aggrappa allo stipite, quasi a trattenere lo slancio.
- Ci sono quelli della tele! Venite!
Il barista mi dimentica sul bancone insieme a un paio di tazzine. Quelli della statua di sapone scattano in piedi e quasi rovesciano le sedie. Un sessantenne sguscia fuori dal bagno armeggiando con la cintura. Sul tavolo del tresette cala un re di denari giocato troppo in fretta. Non c'è tempo per litigare, solo un'occhiata storta. Carte e bicchieri rimangono in posizione, pronti a riprendere. Un grumo di corpi tra l'attaccapanni e la porta.

Sono del telegiornale nazionale, tivú di stato.
Lo schieramento di teste impedisce di vedere cosa stanno riprendendo. Scalo il basamento di un lampione e provo a farmi un'idea. Difficile capire. Fari incandescenti puntano una zona della piazza che non avevo notato, delimitata con nastro giallo. Classica aiuola, classico monumento ai caduti, classiche merde di cane che insidiano le suole dei piú incauti.
Dal vociare sconnesso estraggo informazioni basilari: Un altro dito amputato. Tale Sauro Boni. Sempre la stessa squadra (di calcio? Di cosa?). Passati alcuni giorni. Il dito di sapone ritrovato proprio lí. (Sauro Boni aveva un dito di sapone?). Ecoterroristi. Satanisti. Ecoterroristi satanisti. Maschere da sciamani. Pena di morte.
- Sono il presidente del circolo della caccia - si fa largo una voce seguita dal corpo che l'ha modulata - Vorrei fare una dichiarazione, è possibile?
Chiacchiericcio in aumento. Colli tesi modello struzzo. Il presidente scambia qualche parola con la troupe. Lo fanno aspettare. Scalpita.
Ancora un paio di inquadrature al campanile della chiesa.
Tocca a lui.
- Gliela facciamo davanti al circolo, va bene?
Accento forestiero da operatore della tivú di stato, occhi pesti che hanno odiato la sveglia.
Continua ad accorrere gente. Un canone parlato saluta l'arrivo di tal Rizzi Gilberto. Girasoli antropomorfi si orientano per guardare. La troupe prende accordi anche con lui.
Pure il sottoscritto ha qualcosa da dire. Sto gettando le basi di una nuova civiltà. Interessa la notizia? O preferite parlare di un dito di sapone?
Si allestisce la scena. Il presidente dei cacciatori sistema la cravatta. Dai capannelli alle spalle degli operatori si stacca un gruppetto. Il gruppetto fa un mezzo giro e si piazza dietro l'intervistato. L'intervistato spiega un foglio. Il gruppetto, uno striscione.

FERMATE I VERI ECOTERRORISTI.
NO ALLA GALLERIA DI MONTE BELVEDERE!

Teleaccento non si scompone. Tono annoiato, sigaretta:
- Vi togliete per favore? Stiamo solo registrando, su.
Quelli si guardano. Lo guardano. Arrotolano lo striscione e se ne vanno.
Uno della troupe li aggancia per un braccio. Sfiora un orecchio con labbra baffute.
- Posso avvertirvi io, per la prossima diretta - un'occhiata furtiva, sopra la spalla - Solo centocinquanta carte. Ce l'avete un cellulare?

Concluse le interviste mirate, si passa a quelle casuali. Che in un paese di mille abitanti funzionano come provini.
Ci sono le telecamere in piazza. Tu devi far finta di passare di lí. Devi avere una faccia normale. Devi prepararti la battuta. Non importa sapere con precisione la domanda. Anzi, meglio non ascoltarla, per non confondersi. Mentre te la fanno, ripassi quel che devi dire. Se la battuta fila via bene, se è proprio del tipo che mancava per completare la raccolta, se suona spontanea e comprensibile, hai buone probabilità che la tengano.
Quelli del circolo della caccia si sono mobilitati in massa. Hanno chiamato rinforzi dalle frazioni, dai comuni vicini. L'appostamento è la loro specialità. Nascosti dietro l'angolo, preparano facce e risposte, attenti a non dimenticare nulla. Il contributo del prelievo venatorio nel regolare l'ecosistema. Il clima d'odio contro i cacciatori. Le norme troppo restrittive che inducono al bracconaggio.
I piú vecchi si sono portati le sedie.
Parte uno, attraversa la piazza, si fa intervistare, imbocca la via del mercato, gira dietro il municipio, svolta a sinistra, torna al via, relaziona, mette in guardia il successivo, lo incoraggia a partire.
Penso alla faccia di Gaia, se vedesse il sottoscritto disquisire di civiltà troglodita al telegiornale delle venti. Non potrebbe piú bollarlo come progetto individualista. Dovrebbe riconoscere l'impegno nel coinvolgere altri simpatizzanti. Già l'accoglienza offerta al buon Sidney ha vanificato molte critiche. Babilonia è incapace di ospitare chicchessia. Tra la stanza degli ospiti e le sbarre di una cella non c'è tutta questa differenza. Mezzi diversi per lo stesso risultato: isolare il forestiero e impedirgli di nuocere.
Ma non è di questo che devo parlare. Occorre prepararsi un discorso. Breve, efficace, puntuale. Qualcosa che non possano fare a meno di mandare in onda.
Ce l'ho. Vado.
La barba incolta non contribuisce a rendermi televisibile. I vestiti spiegazzati nemmeno. Ma di normali ne hanno già fatti una decina. Interessa lo strambo di turno?
Interessa.
- Signore, permette una domanda?
- Prego.
Bla bla bla. Non farti fregare adesso, non ascoltare. Bla bla bla. Concentrati sulla battuta. Bla e bla?
Mi perdo il punto di domanda, non il microfono sventolato sotto il naso. Tocca al sottoscritto.
- Per me, io sono contro la caccia, però tagliare le dita alla gente non è mica la soluzione. Uno ci arriva per mancanza di alternative. Allora vorrei lanciare questo appello ai cosiddetti ecoterroristi: di deporre le armi e unirsi alla civiltà troglodita. Vivere nelle caverne è possibile. Il sottoscritto lo sta dimostrando. Mangio tuberi, mi scaldo col fuoco e sono felice. Tutto qua.

...continua


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