Guerra agli umani

Ricompensa di 700 euro per chiunque fornirà informazioni utili al ritrovamento.

Gaia Beltrame 323/6879542


39. A che punto è la notte?

Dopo un'ora di sforzi nel tentativo di addormentarmi, scopro che è piú riposante lasciar perdere, incrociare le mani dietro la nuca e fare il test di Rorsach con le sagome dei castagni. Funziona bene, meglio che per le nuvole, e non c'è tramontana che può scombinarti un'intuizione.
La notte è passata a scrutare la strada, con una coppia di barbagianni a farmi coraggio, qualche fetta biscottata e un thermos di caffè caldo per sciogliere il sonno. In realtà, ci ha pensato il freddo a tenermi sveglio. Il caffè si è reso utile come antigelo. Risultato: imbottito di caffeina, non riesco a chiudere occhio. Gli alberi finiscono per somigliarsi tutti. Pose diverse di una stessa allegoria. L'Insonnia.
Fare la sentinella è un compito ingrato. Magari anche denso di pregnanza filosofica, non lo nego, ma appena la notte infiltra le giunture, anche la pregnanza va a farsi benedire.
Tempo fa, durante un vagabondaggio sui Monti della Laga, mi sono messo in testa di fotografare l'alba. Il cielo terso prometteva bene e per sicurezza ho puntato la sveglia alle quattro e mezza. Ma era ancora buio pesto, quando sono uscito dalla tenda, e ho dovuto aspettare un'ora sotto la sferza del vento. Nel frattempo, posizionavo e riposizionavo il cavalletto, per essere certo dell'inquadratura. Cambiavo tempo di esposizione e apertura del diaframma, cercando di prevedere quanta luce sarebbe entrata nell'obiettivo al momento di scattare. Mi chiedevo in quale punto esatto sarebbe salito il sole. Forse non mi ero orientato bene, forse la montagna sulla destra l'avrebbe coperto. Ogni piccola variazione di luce mi faceva riesaminare le variabili. Quando la linea dell'orizzonte cominciò a scaldarsi, andai a mettermi in posizione. Mi avevano detto che il fenomeno è piuttosto rapido, che in pochi minuti il sole acquisita troppa potenza, perde il colore romantico, e diventa impossibile da impressionare su pellicola.
Avevo le ultime due foto del rullino. Mi ero svegliato alle quattro e mezzo. Non potevo permettermi errori.
Intanto la luce aumentava. Il profilo dei monti sussurrava il suo antico linguaggio. La fascia bassa del cielo si riempiva di sfumature. Lo spettacolo era già talmente incantato che non potevano esserci dubbi: quella era l'alba, e il sole doveva essere sorto da qualche altra parte, forse proprio dietro la montagna. Scattai la prima foto. Aspettai qualche secondo, mentre le sfumature si allungavano. Scattai ancora e riavvolsi il rullino, girando il solito avvolgitore. Il sole non aspettava altro. Saltò fuori, quasi lo stessi tirando su con un mulinello da pesca. Si scrollò di dosso l'orizzonte, fece un lungo sbadiglio arancione, si tuffò nell'unica nuvola del circondario e ne riemerse sparando raggi all'intorno, come se posasse per un santino sull'onnipresenza di Dio.
- In compenso, niente freddo - e il termometro segnava meno sei. Perché puoi coprirti quanto vuoi, ma non hai speranze se lasci la testa vuota, col gelo che ti entra dentro e fa corrente nei corridoi del cervello.
La sentinella lo sa, ma deve fissare l'orizzonte e non distrarsi. Non può alzare gli occhi sulle stelle e nemmeno prepararsi al cambio o chiedersi a che punto è la notte. Il cambio non sempre arriva e non sempre le notti finiscono all'alba.
Il sottoscritto ha scrutato la strada e non è passato un cane. Nove ore per niente. Non permetterò a nessuno di raccontarmi che l'attesa basta a sé stessa.
Almeno non adesso, con tutto il sonno arretrato e troppa, troppa caffeina.

Lo sgabuzzino delle scope faceva da spogliatoio. Sidney entrò, ripose secchio e spazzolone, cominciò a cambiarsi. Una piccola finestra aperta consentiva l'ultimo sguardo sul cortile. L'ultimo controllo, prima di immergersi nell'allenamento.
Dall'ingresso del Capannone randagi spuntava il muso di un furgone sconosciuto. Non quello verde scuro della Guardia zoofila e nemmeno il Transit di servizio al canile. Un Maivistoprima cabinato alle prese con operazioni di carico e scarico. Operazioni che non era dato vedere, ma che era facile immaginare. Il capannone conteneva una sola merce. Cani. Tra questi, un sanbernardo di nome Charles Bronson.
- Allora? Basta seghe!
La voce di Pinta chiamava impaziente. Il tempo a disposizione era scaduto. Sidney afferrò la ricetrasmittente nascosta nella camicia, la accese e cominciò a urlare sottovoce. Sperando che il sonno del cavernicolo non fosse già troppo profondo.

Col Mago di Vattelapesca il numero di stronzi era salito a ventuno. Ventuno chiamate a vuoto da quando aveva messo in giro gli annunci. Sette mitomani da quattro soldi, due rabdomanti, tre maniaci sessuali - eccitati dal semplice accostamento tra nome femminile e numero di cellulare - quattro maghi o giú di lí, due muti che avevano riattaccato, due nonne malate in astinenza da chiacchiere tipo sala d'aspetto, una risata satanica che annunciava di aver sbranato il cane e foderato cuscini con la pelliccia. Gaia pensò che alcuni avrebbero chiamato a prescindere dall'annuncio. Ho smarrito un pitone di otto metri. E giú telefonate. Qualche mitomane in meno, qualche maniaco sessuale in piú.
Si versò due sorsi di rum tre anni, li buttò in faccia a una gastrite incipiente e caricò l'espresso per i nuovi arrivati.
Squillò il telefono. Gaia sbirciò il numero sul display. Era quello del cellulare che aveva prestato al cavernicolo.
- Pronto?

- Pronto, ascolta: furgone in avvicinamento, procedo con la fase due. Sidney non è sicuro, ma io procedo. Un supereroe non può starsene con le mani in mano.
- Aspetta. Qua non ha chiamato nessuno.
- Be', non è detta che ti chiamano subito. Intanto lo portano giú, lo ficcano da qualche parte, controllano che sia tutto okay. Quando poi ti chiamano è troppo tardi, se lo sono già messi in giardino, ti dicono che l'hanno trovato lí stamattina e tu devi startene zitta e pagare. Io procedo.
Spengo il cellulare. Infilo il sentiero tra grovigli di vitalba. Raggiungo la strada scivolando col sedere sull'erba umida. Fase due è un nome altisonante, da James Bond della selva. Trattasi di piazzare sull'asfalto dieci chiodi a quattro punte costruiti dal sottoscritto. Nelle ultime notti insonni ho studiato lo schieramento, ispirandomi al WM dell'Inghilterra anni '50. Avrei preferito due belle strisce chiodate larghe quanto la strada, ma la ferramenta di Coriano non le tiene piú. Bisogna accontentarsi e fare pure in fretta.
Otto...nove e dieci. Un colpo di clacson al tornante qua sopra. Calcio d'inizio. Mi precipito nel fosso a lato della strada sperando che sia asciutto. Alzo la testa quel tanto che basta per spiare la scena dietro ciuffi di tarassaco.
Forerà. Sarà costretto a fermarsi. Distratto dal cambio di ruota, non si accorgerà di un supereroe dal passo felpato, pronto ad avvicinarsi e dare un'occhiata al carico del furgone. Guarda caso, il povero Charles Bronson. Ingabbiato, pronto per la consegna. Settecento euri sull'unghia. Quanti per te? Quanti per quelli del canile?
Un calcio in culo a tutti e due.
Arriva. Viene giú come un pazzo. Novanta, cento all'ora. Anche se nota qualcosa, non avrà tempo di frenare.
Eccolo. Ruote anteriori sulla linea d'attacco e...
...Goal! Il mezzo perde il controllo, slitta via. Boom!, un'altra ruota, scarta di lato, viene da questa parte, abbasso la testa, il parafango rischia di farmi lo scalpo, giú, checcazzo, le ruote davanti si piantano nel fosso a un palmo dalle spalle, terremoto di fango ed erba, rumore di lamiera accartocciata, poi lo schianto, il botto, il silenzio.
Solo Jennifer Lopez da un'autoradio a palla e la grancassa cardiaca del sottoscritto.

- Non si sa mai, capito? Ma quando poi succede, allora meglio sapere.
- Meglio sapere, maresciallo. Ma se invece di studiarmi il Manuale di sopravvivenza, come si salta da un treno in corsa eccetera, se invece mi imparavo a usare il computer, non era piú buono ancora? Dico per l'Arma, no per me.
- No, errore. Se tu impari a usare il computer e poi mi muori per acciuffare un tizio che si butta dal treno in corsa, vedi che l'Arma non ci fa un grosso affare. Carabiniere deceduto. Investimento formativo buttato nel cesso. Delinquente a piede libero. Abbastanza, no?
- Abbastanza sí. Però c'è una cosa che non capisco. Dico sul treno in corsa. A sentire il libro, uno prima di buttarsi deve: imbottirsi con qualcosa sotto i vestiti, legarsi un giubbotto intorno alla testa con una cintura, studiare bene che nel punto dove atterra non ci siano alberi, rocce, ostacoli. Raggiungere se possibile l'ultima carrozza del treno... Oh, maresciallo: ma una volta che ho fatto 'ste cose, non sarà che il delinquente è già scappato? A meno che pure lui non s'è letto il libro e perde tempo con la cintura, il giubbotto e la carta igienica sotto la maglietta.
Il maresciallo Martelli si limitò a scuotere i ricci e a indicare lo spiazzo di fianco all'ambulanza. L'altro scalò marcia e parcheggiò. Due barellieri trasportavano il corpo di Sardena. Era conciato male. A giudicare dalla faccia, ci aveva sfondato il parabrezza. A giudicare dal furgoncino, se l'era cavata con poco. Appoggiato col tettuccio al tronco di un abete, pareva una stele d'acciaio e lamiera, eretta da qualche setta tecnologica, col cofano piantato nell'erba, e le ruote posteriori agganciate ai rami bassi.
- Vedi uno cosí? - osservò il maresciallo - Andava troppo forte e ha perso il controllo. Se sapeva come rallentare, strisciando la fiancata sulla scarpata di destra, a quest'ora era tutto intero. La sopravvivenza non è istinto. È scienza.
- È scienza, maresciallo.
L'appuntato si fece un giro intorno al furgoncino. Dagli sportelli dietro usciva una valanga di scatoloni.
- Ma se voleva frenare, non bastava che se la prendeva piú calma? - domandò quasi a sé stesso, mentre frugava tra i cartoni. Un paio s'erano sfondati nell'impatto.
- E questo che è?
La mano dell'appuntato sollevò un cappio di fil di ferro e uno strano congegno a incastro tenuti insieme da una bava da pesca.

...continua


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