Manituana

2.

Lungo la strada le case infittivano, la campagna lasciava il posto ai sobborghi. Philip Lacroix ripensò all'esodo che l'aveva condotto dai boschi di Canajoharie alla capitale dell'Impero, dalla valle del Mohawk a quella del Tamigi. Ripensò al fiume percorso controcorrente; ai torrenti impetuosi discesi a rotta di collo; alle cascate e ai crinali aggirati con l'imbarcazione in spalla; ai venti che soffiavano sul lago Ontario; alle Mille Isole del San Lorenzo e alle tempeste gelide dell'Atlantico settentrionale, capaci di inclinare i pennoni dell'Adamant fino a lambire le onde.
Eppure gli ultimi cinque giorni, quelle duecento miglia sulle strade sconnesse tra Falmouth e Londra, erano stati i piú faticosi. Forse era solo questione d'abitudine: Philip aveva poca dimestichezza coi veicoli a ruota. Forse il malessere aveva a che fare con la velocità: la diligenza si muoveva piú rapida dello spirito del passeggero e quest'ultimo era costretto a inseguirla. Si strinse nella pelliccia di castoro e guardò l'amico seduto accanto a lui.
Joseph Brant era assorto. Oltre il finestrino, edifici sempre piú imponenti. La luce del giorno si esauriva, la città appariva un ammasso scuro pronto a inghiottirli, un animale gigantesco, il fiato sospeso nell'aria, denso e visibile. Joseph era stato a New York, una volta, ma quella era tutt'altra cosa.
Si riscosse, sforzandosi di sorridere a Philip.
- Benvenuto a Babilonia, - mormorò.

Ombre di grandi costruzioni incombevano nella foschia. L'aria puzzava di bruciato, liquami e spazzatura, ma Peter respirava a pieni polmoni, mentre cercava di distinguere qualcosa. Avrebbe preferito arrivare in pieno giorno, il crepuscolo lasciava ostaggi dell'olfatto, troppo stanchi per riuscire a orientarsi e cavarsi d'impaccio. Desiderò energie fresche e luce a volontà, per esplorare ogni vicolo ai lati della strada.
Il convoglio di carrozze sostava, i cavalli ansimavano, i passeggeri stremati occhieggiavano dai finestrini. Qualcuno del Dipartimento, in testa alla colonna, era entrato nell'albergo per impegnare le stanze.
Peter vide un ragazzo della sua età che impugnava una lunga pertica con in cima una fiammella. Si accostava ai lampioni della strada e li accendeva uno a uno, facendo piovere luce giallastra sul selciato. Ombre scivolavano veloci sotto l'alone, emergendo dal nulla per subito svanire. Gli venne in mente una finestra affacciata su un mondo capovolto, da cui fosse possibile osservare le strane creature che lo popolavano. Non era cosí che aveva immaginato l'arrivo nella capitale. L'ordine era di non scendere dalle carrozze. Allungò il collo, ma non riuscí a vedere oltre la vettura successiva.

Joseph si pulí le dita dal tabacco sfregandole tra loro. Il sapore dolce mitigava il puzzo di Londra. Guy Johnson diceva che l'odore acre di bruciato era dovuto al carbone, e anche la foschia. Difficile immaginare che una roccia estratta dalla terra servisse a fare il fuoco.
Le carrozze attendevano da mezz'ora. L'elmo d'oro aveva due camere meno del previsto. Il personale dell'albergo stava facendo il possibile per trovare un'alternativa.
- A Québec stavamo tutti in una stanza, - osservò Peter tra gli sbadigli. - Qui non si usa?
- Qui siamo ambasciatori della nazione Mohawk, - gli rispose lo zio. - Gli inviati del re di Francia non accetterebbero di dividersi una stanza.
Peter chiuse gli occhi e si lasciò andare sul sedile. Joseph si voltò per offrire una presa anche a Philip, ma scoprí che era scivolato fuori dalla carrozza.

Aveva bisogno di stare in piedi, dritto sulle gambe, liberarsi dalla morsa del viaggio. Fece pochi passi fino al lampione, per osservarlo da vicino. Tra quello e il successivo rimaneva un tratto di buio pesto: il mondo appariva a pezzi scollegati, intermittenza luminosa che rendeva impossibile abituarsi alla notte. Oltre la debole cascata di luce non si vedeva nulla. Dal pozzo della memoria affiorò un ricordo opalescente, le dita scarne di padre Guillaume premute sul banco: "Ricorda, Philippe. Non c'è Luce senza Tenebra. Un solo principio e il suo opposto. Per affrontare le tenebre serve la fede, perché non vedrai mai oltre il passo che stai per compiere. È la nostra prova terrena".
Un rumore lo riportò al presente, un cigolio sinistro si avvicinava, difficile dire da dove, la nebbia spandeva il suono tutt'attorno. All'improvviso percepí una presenza sotto di sé, trasalí. Un essere mostruoso gli toccava il ginocchio ed emetteva suoni incomprensibili. Era un uomo, o ciò che ne rimaneva. Il tronco poggiava su un piano di legno, spostato su piccole ruote grazie alla spinta delle mani. Uno strato compatto di croste e cenci incolori ricopriva il corpo, a stento si distinguevano occhi, bocca, alcune dita. Philip provò l'istinto di scacciare l'orrore, ma rimase immobile, catturato dall'immensità di tanta bruttura. "La nostra prova terrena". L'essere puzzava e parlava, diceva qualcosa, una nenia oscura, eccetto due parole, "signore", "eccellenza". In fondo alle dita contorte sporgeva un piattino di latta. L'essere chiedeva la carità. Philip provò ribrezzo, repulsione, paura. Allontanò l'artiglio del mendicante e tornò alla carrozza.
Joseph lo vide rientrare, pallido e corrucciato.
- Cosa c'è?
- Questo posto puzza, - disse Philip.
L'amico alzò le spalle.
- Anche il grasso d'orso. Ma senza che faresti? Rumore di zoccoli risuonò sul selciato, la sagoma di due cavalli trainò un veicolo nel cono di luce dei lampioni. L'uomo che sedeva a cassetta si tirò in piedi.
- Un attimo di attenzione, prego -. Parlava scandendo le parole, per esser certo di farsi capire. - Mi chiamo Jerome, per servirvi. Vengo dal Cigno a due colli, in Lad Lane. Il mio padrone mi chiede di riferirvi che siamo pronti ad accogliervi come meglio possiamo. La nostra locanda non si addice a lunghe permanenze, ma siamo riusciti a liberarvi due stanze tranquille. Il personale sarà a vostra disposizione.
Philip afferrò il bagaglio e scese in strada. - Una stanza è per me, - disse. - E credo che Peter la dividerà volentieri.
Il ragazzo si risvegliò dal torpore e affiancò il Gran Diavolo. A Joseph non rimase che seguirli.
Jerome si affrettò a trasferire le borse da viaggio. Prima di risalire a cassetta, si assicurò che i passeggeri fossero comodi.
- Signori, se permettete, anche se c'è nebbia, sciolgo la briglia a queste bestiacce. Le strade di Londra non sono tutte ben illuminate ed è rischioso, dopo l'imbrunire.
I due indiani non dissero nulla. Joseph si limitò a un cenno del capo.
Quando le ruote presero a muoversi, Philip guardò fuori. Gli sembrava di sentire ancora il cigolio, sempre piú debole e lontano.



3.

Almeno sessanta uomini, una dozzina di cavalli, cinque cani. Polli in abbondanza, stretti nella stessa gabbia. Quattro bambini inseguivano un grasso porcello. Gabbiani chiacchieravano in volo. La Creazione.
Voci e rumori salivano dal cortile come vapore da una zuppa bollente. Scalavano le balconate, bussavano a ogni porta, svegliavano i clienti uno dopo l'altro.
Il sonno di Philip era una rete a maglie larghe: la maggior parte dei suoni lo attraversava senza spezzarlo. Nel dormiveglia, era capace di dare un nome a ciascun rumore, di valutarne volume e distanza. Aveva imparato da bambino e ormai era un'abitudine. Alla missione lavoravano molti Caughnawaga. Era stato uno di loro a insegnare a Philippe i rudimenti della caccia. I padri non s'erano opposti, purché l'attività non sottraesse tempo allo studio e alla preghiera. Cosí, non potendo stare nei boschi da mattina a sera, erano nati una serie di esercizi per tener svegli riflessi, sensi e muscoli. "La Creazione" era uno di quelli. L'aveva soprannominato cosí padre Guillaume, sempre attento a rivestire di Dio qualunque cosa riguardasse un suo allievo.
Philip scivolò fuori dal letto. Peter dormiva ancora. Estrasse gli abiti dal baule e iniziò a vestirsi. Semplici ma di ottima stoffa. Infilò gli stivali, uscí e si affacciò dal ballatoio.
Il Cigno a due colli era un ampio edificio senza fronzoli, che chiudeva i tre lati di un cortile. Il corpo centrale ospitava le stanze, con accesso dall'esterno attraverso balconate di legno che rivestivano la facciata.
Traiettorie di uomini, veicoli e bestie s'incrociavano nel fango. Un ubriaco trascinava i piedi fuori dalla taverna. Facchini parevano soccombere sotto carichi impossibili. Un ragazzo correva sulle gambe sottili per consegnare lettere e pacchi. Carri e cavalli si urtavano per guadagnare il voltone d'uscita. I postiglioni chiedevano strada, mentre nugoli di bambini assediavano i passeggeri con offerte di pettini, spugne, rasoi, specchietti e frutti arancioni che Philip non aveva mai visto. Di fronte alle stalle, diligenze attendevano cavalli e riparazioni.
L'atmosfera del luogo aveva un che di familiare, pensò Philip. Nella valle del Mohawk, le case piú grandi erano sempre anche locande, stalle, uffici postali, spacci, rimesse per barche e armerie. La gente andava e veniva, le vite si sfioravano e questo bastava a conoscere piú cose di quante Canajoharie potesse contenere. Imboccò le scale e scese di sotto.
Neanche il tempo di guardarsi intorno e già era circondato dai venditori di cianfrusaglie, scandalizzati che un gentiluomo come lui affrontasse la giornata senza acquistare simili mercanzie. Pagò uno dei frutti sconosciuti, lo infilò in tasca e si smarcò. Fece pochi passi in direzione dell'ingresso ma un tizio dai vestiti logori e l'aria sussiegosa riuscí a mettergli in mano un foglio.
- Un'esibizione che non potete perdere, signore. Soltanto tre scellini -. La battuta sembrava recitata a memoria.
- L'uomo-istrice? - domandò l'indiano leggendo l'annuncio.
- Un uomo con gli aculei al posto della normale peluria, signore. Sensazionale. Mai visto in nessuna città del regno.
Le frasi uscivano come una cantilena.
- In cosa consiste l'esibizione? - chiese ancora Philip.
- L'uomo-istrice vi mostrerà il tronco e le gambe. Potrete toccarlo e notare che non c'è nulla di finto, solo uno scherzo di madre natura. Poi lo vedrete comportarsi come un istrice, camminare a quattro zampe, rizzare gli aculei, dare la caccia ai vermi.

...continua


Consult the complete list of available texts.

This site uses the texts available on the web sites LiberLiber and Project Gutenberg where you can download them for free.

Share Share on Facebook Share on Twitter Bookmark on Reddit Share via mail
Privacy Policy Creative Commons Attribution-Share Alike Trovami