MARCHESE: Oh bene. Voi non farete niente.
CONTE: Io no, e voi sì?
MARCHESE: Io sì, e voi no. Io son chi sono. Mirandolina ha bisogno della mia protezione.
CONTE: Mirandolina ha bisogno di denari, e non di protezione.
MARCHESE: Denari?... non ne mancano.
CONTE: Io spendo uno zecchino il giorno, signor Marchese, e la regalo continuamente.
MARCHESE: Ed io quel che fo non lo dico.
CONTE: Voi non lo dite, ma già si sa.
MARCHESE: Non si sa tutto.
CONTE: Sì! caro signor Marchese, si sa. I camerieri lo dicono. Tre paoletti il giorno.
MARCHESE: A proposito di camerieri; vi è quel cameriere che ha nome Fabrizio, mi piace poco. Parmi che la locandiera lo guardi assai di buon occhio.
CONTE: Può essere che lo voglia sposare. Non sarebbe cosa mal fatta. Sono sei mesi che è morto il di lei padre. Sola una giovane alla testa di una locanda si troverà imbrogliata. Per me, se si marita, le ho promesso trecento scudi.
MARCHESE: Se si mariterà, io sono il suo protettore, e farò io... E so io quello che farò.
CONTE: Venite qui: facciamola da buoni amici. Diamole trecento scudi per uno.
MARCHESE: Quel ch'io faccio, lo faccio segretamente, e non me ne vanto. Son chi sono. Chi è di là? (
Chiama.)
CONTE: (Spiantato! Povero e superbo!). (
Da sé.)
SCENA SECONDA
Fabrizio e detti.
FABRIZIO: Mi comandi, signore. (
Al Marchese.)
MARCHESE: Signore? Chi ti ha insegnato la creanza?
FABRIZIO: La perdoni.
CONTE: Ditemi: come sta la padroncina? (
A Fabrizio.)
FABRIZIO: Sta bene, illustrissimo.
MARCHESE: È alzata dal letto?
FABRIZIO: Illustrissimo sì.
MARCHESE: Asino.
FABRIZIO: Perché, illustrissimo signore?
MARCHESE: Che cos'è questo illustrissimo?
FABRIZIO: È il titolo che ho dato anche a quell'altro Cavaliere.
MARCHESE: Tra lui e me vi è qualche differenza.
CONTE: Sentite? (
A Fabrizio.)
FABRIZIO: (Dice la verita. Ci è differenza: me ne accorgo nei conti). (
Piano al Conte.)
MARCHESE: Di' alla padrona che venga da me, che le ho da parlare.
FABRIZIO: Eccellenza sì. Ho fallato questa volta?
MARCHESE: Va bene. Sono tre mesi che lo sai; ma sei un impertinente.
FABRIZIO: Come comanda, Eccellenza.
CONTE: Vuoi vedere la differenza che passa fra il Marchese e me?
MARCHESE: Che vorreste dire?
CONTE: Tieni. Ti dono uno zecchino. Fa che anch'egli te ne doni un altro.
FABRIZIO: Grazie, illustrissimo. (
Al Conte.) Eccellenza... (
Al Marchese.)
MARCHESE: Non getto il mio, come i pazzi. Vattene.
FABRIZIO: Illustrissimo signore, il cielo la benedica. (
Al Conte.) Eccellenza. (Rifinito. Fuor del suo paese non vogliono esser titoli per farsi stimare, vogliono esser quattrini). (
Da sé, parte.)
SCENA TERZA
Il Marchese ed il Conte.
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