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Disertate dall'esercito italiano, il nostro popolo ve ne aiuterà volentieri! Consegnate le armi e le munizioni ai partigiani e alla Difesa popolare!
Andate con le unità partigiane slovene e aiutate con le armi in mano ad abbreviare l'assurda macellazione di guerra, per potere al piú presto ritornare a casa vostra, alle vostre madri, mogli e bambini poveri e abbandonati, e per istituire lí una vera sovranita popolare
EVIVA LA COMUNE LOTTA DI TUTTI I POPOLI CONTRO LE BARBARIE FASCISTE!
EVIVA L'SSSR E IL SUO INVINCIBILE ESERCITO ROSSO. DIFENSORE POTENTISSIMO DELLA LIBERTA E DEL PROGRESSO!
EVIVA STALIN, IL CAPO DEI POPOLI E DEI LAVORATORI DI TUTTI I PAESI!
EVIVA IL PARTITO COMUNISTA DELLA JUGOSLAVIA!

MORTE AL FASCISMO - LIBERTÀ AL POPOLO!!

Comitato centrale
del Partito comunista della Slovenia

***

Sul muro scrostato qualcuno aveva scritto SMRT FAŠIZMU con la vernice rossa.
Li avevano messi in fila lí davanti.
Dalle facce non trapelava niente. Chiuse, assenti. Come le finestre del villaggio.
Il capitano strillò l'ordine alla compagnia. I militari italiani si schierarono, fucili in spalla. Quasi tutti riservisti. L'ufficiale era il piú giovane, baffi ben curati e bustina di stoffa grigia inclinata sulla fronte.
I condannati alzarono gli occhi per guardare in faccia i carnefici. Essere certi che fossero uomini come loro. Erano abituati alla morte, anche alla propria, assuefatti da migliaia di generazioni trascorse.
Dall'altra parte occhi bassi, sensazioni riflesse allo specchio.
Le due file si fronteggiarono immobili, come statue abbandonate sul prato.
Uno dei condannati strofinò un piede sulla gamba, gesto automatico e grottesco.
Il capitano si girò verso le case e ordinò all'interprete di avvicinarsi.
- Gli abitanti di questo villaggio hanno dato asilo ai ribelli comunisti! Gli stessi che ieri notte hanno vilmente assassinato due soldati italiani!
L'interprete tradusse.
- Eravate avvertiti! Chiunque offra asilo ai banditi, chiunque offra loro protezione e alloggio è colpevole di collaborazionismo e pagherà con la vita!
L'ufficiale lasciò ancora che l'interprete traducesse.
- Oggi dieci abitanti di questo villaggio verranno fucilati. Che questo serva di esempio a chiunque intenda aiutare i banditi che infestano queste montagne!
Quando l'interprete ebbe finito, il capitano rimase fermo, gli stivali di cuoio piantati nel fango, quasi aspettasse una risposta dal grappolo di case mute.
Non un segno di vita. Anche l'aria era ferma.
Urlò: - Compagnia! Spall'arm!
Un movimento scomposto percorse la fila dei soldati, come se solo alcuni avessero recepito l'ordine e gli altri si fossero mossi di conseguenza. Un fucile scivolò di mano.
- Ordine, diavolo porco! Ordine!
In quel momento tre soldati si scambiarono un cenno d'intesa e girarono i moschetti. Uno alla testa del capitano, gli altri due sui commilitoni.
- Fermi tutti! Qui non spara nessuno.
Il capitano sbiancò: - Capponi, che cazzo stai facendo? Farina! Piras! Vi mando alla Corte marziale!
Gli altri soldati guardavano esterrefatti. Alzate di spalle, sconcerto.
- Capitano, buttate a terra la pistola.
- Questa è diserzione, siete pazzi!
- Buttate la pistola o Farina vi spara.
L'ufficiale rimase immobile, l'arma puntata alla tempia, i denti stretti di rabbia. La velocità dei pensieri gli opprimeva il cervello.
- Capitano, se buttate via la pistola vi lasciamo andare.
L'altro parlò sibilando: - Capponi, io l'ho sempre saputo che eri una merda di comunista. E cosa credi di fare? Eh? E voi altri, che cazzo fate lí impalati? Volete essere fucilati anche voi?
Nessuno rispose. Gli sguardi si incrociarono senza trovare appiglio. Niente che suggerisse il da farsi. Sapevano solo che se avessero disarmato i compagni, avrebbero dovuto fucilarli con gli altri.
La fila sbandò, rimasero un po' scostati, incerti su cosa sarebbe successo.
Gli uomini contro il muro tenevano gli occhi sbarrati sulla scena.
- Via la pistola.
La mascella dell'ufficiale era talmente serrata che non riuscí piú a dire niente. Tolse l'arma dalla fondina e la lasciò cadere.
Capponi la raccolse e la infilò alla cintura.
- Potete andare, - si rivolse ai condannati. - E anche voi.
Fece un gesto con la mano e quelli, increduli, uno dopo l'altro, si misero a correre verso la montagna.

...continua


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